Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in qualità di Commissario di governo per il
contrasto del dissesto idrogeologico nella Regione Puglia, ha espresso parere favorevole all’intesa
con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica in merito alla gestione degli interventi di
mitigazione del dissesto idrogeologico sul territorio pugliese ammessi a finanziamento per il 2023.
I tre interventi finanziati riguardano i Comuni di Alberobello (riduzione del rischio idraulico sul
territorio presso la strada statale 172 in contrada Popoleto), Matino (mitigazione del rischio
idrogeologico dell’abitato) e Motta Montecorvino (consolidamento geotecnico del centro abitato in
località Bicocca).
L’importo complessivo del finanziamento, a carico del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica, è di 11.400.000 euro.
 

 

Qualche giorno fa il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha firmato il decreto che adotta la Strategia nazionale Biodiversità al 2030. 

“L’adozione della Strategia nazionale Biodiversità al 2030 è un passo molto importante per il dispiegamento delle azioni di tutela e sviluppo della biodiversità del nostro Paese”, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.  “l’Italia è un prezioso scrigno di ricchezza naturale, un patrimonio che ci è stato donato e che è nostro dovere proteggere e rilanciare. Le esigenze di tutela ecologica devono però essere armoniche con le esigenze e la vita delle comunità, nell’ottica di una sostenibilità che sia certamente ambientale ma inevitabilmente anche sociale ed economica.

L’ampia partecipazione agli organismi previsti dalla strategia sottolinea come la tutela della biodiversità debba essere coniugata con le attività del Paese e puntare anche al mondo dei giovani, i più sensibili alle istanze della Natura di cui saranno i futuri custodi”.

In particolare, la Strategia definisce gli indirizzi nazionali per la tutela e la valorizzazione della biodiversità e degli ecosistemi, attuando gli impegni assunti con la ratifica della Convenzione sulla biodiversità biologica di Rio del 1992 che ha recentemente adottato a dicembre a Montreal il Quadro Globale per la biodiversità al 2030 e in coerenza con gli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità 2030.

La Strategia sarà inoltre sottoposta nel 2026 a una verifica approfondita sulla validità della sua impostazione e sulle eventuali necessità di adeguamento. 

Un Comitato di gestione è stato istituito al MASE con l’obiettivo di istruire iniziative, atti, provvedimenti e documenti tecnico-scientifici da sottoporre al vaglio della Conferenza Stato Regioni, sede di decisione politica per l’attuazione e l’aggiornamento della Strategia stessa. 

Il Comitato è composto dai delegati dei ministeri a vario titolo interessati dall’attuazione della strategia ed e’ presieduto da un rappresentante del Ministero dell’Ambiente. Sempre al MASE, per consentire il confronto con i portatori di interesse, viene istituito un Tavolo di consultazione con le Associazioni Ambientaliste. Il supporto tecnico-scientifico è assicurato dall’Istituto Superiore per la protezione e Ricerca Ambientale, con il coinvolgimento di altri Enti di Ricerca, Società Scientifiche e Università. La partecipazione al Comitato è a titolo gratuito, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

“Con un numero di specie animali e vegetali e una gamma di habitat tra i più alti d’Europa l’Italia”, afferma infine Pichetto, “può essere considerata a pieno titolo un hub della biodiversità. Con questo provvedimento intendiamo assicurare il più alto livello di tutela, visto che si tratta di un importante asset e valore di crescita del nostro Paese”.

 

La giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità (DD-day 2023), istituita nel 1994 dalle Nazioni Unite, anche quest’anno ha inteso  promuovere (il 17 giugno) la consapevolezza pubblica degli sforzi internazionali per combattere la desertificazione, la perdita di fertilità del suolo e il conseguente degrado delle risorse naturali causati dalle attività umane (inquinamento, eccessivo sfruttamento delle terre, sovrapascolamento, deforestazione, incendi, irrigazione con acque saline).

La giornata è un momento unico per ricordare che per combattere il degrado dei suoli è necessario il coinvolgimento e la cooperazione delle comunità a tutti i livelli.

Quest’anno il tema della giornata è stato “Her Land. Her rights”: il fulcro è sui diritti alla terra delle donne quale elemento chiave per raggiungere gli obiettivi globali connessi dell'uguaglianza di genere e della neutralità del degrado del suolo entro il 2030.

Laddove la terra rappresenta la risorsa economica più importante per la maggior parte delle comunità rurali povere, le donne di tutto il mondo hanno meno possibilità di possedere o gestire la proprietà terriera rispetto agli uomini, il che le espone a povertà, fame, violenza di genere e migrazioni.

A Sassari, il Dipartimento di Agraria e il Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione dell’Università in collaborazione con l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp), DesertNet International (DNI), il Global Network of Dryland Research Institutes (GNDRI) e con il patrocinio della UNCCD, hanno celebrato il DD-day 2023 con un evento internazionale che ha coinvolto esponenti del mondo della ricerca e della società civile impegnate e impegnati nella salvaguardia delle risorse idriche e nella lotta contro la desertificazione e il degrado dei suoli.

Per quanto riguarda la siccita? é confermato il trend crescente: nel 2022 circa il 20% del territorio nazionale versa in condizioni di siccita? estrema e circa il 40% in siccita? severa e moderata. In termini di persistenza delle condizioni di siccita?, il 2022 risulta in Italia il terzo per gravita?, preceduto solo dal 1990 e dal 2002.

Il 2023 si conferma invece  un’annata idricamente in recupero (anche se limitato) nelle regioni del  nord e del  centro del nostro Paese, mentre ricca per la Basilicata, che vede incrementare il volume d’acqua contenuta negli invasi (+5,5 milioni di metri cubi) anche ad inizio estate, quando normalmente vengono utilizzati grandi quantitativi di risorsa per l’irrigazione; lo scarto positivo con il 2022 sale così a 75 milioni e mezzo di metri cubi.

 

In Puglia tale surplus idrico è addirittura superiore negli invasi del foggiano (+76 milioni e mezzo di metri cubi); complici le condizioni climatiche, è significativo notare la grande differenza d’acqua ad uso irriguo, prelevata in questa settimana e nello stesso periodo del 2022: mc. 870.000 contro gli oltre 11 milioni e mezzo dello scorso anno.

L’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche ha fatto una prima sintesi per offrire all’opinione pubblica ed alla politica un quadro complessivo sullo “stillicidio da roulette”, cui da settimane è meteorologicamente sottoposto il territorio italiano, dove una crescente parte di popolazione è ormai costretta a fare i conti con le conseguenze della crisi climatica.

“Mentre l’attenzione si concentra giustamente sulle necessità delle zone alluvionate della Romagna, è l’intera Penisola a pagare lo scotto di un’inattesa accelerazione della crisi climatica, accentuata dall’imprevidenza di un Paese, dove le logiche della prevenzione continuano a fare fatica ad affermarsi, nonostante le ricorrenti emergenze” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Se, ancora una volta, il Paese sta dimostrando un’eccezionale capacità di primo soccorso, ci appelliamo alla politica perché, accanto alle risposte all’emergenza, assuma una visione di medio-lungo periodo, adottando decisioni e programmando finanziamenti per garantire una maggiore sicurezza idrogeologica, indispensabile allo sviluppo ed alla vita di comunità, troppo spesso colpite anche da irreparabili tributi in vite umane. Intervenire in prevenzione conviene da ogni punto di vista” aggiunge il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano.

Per quanto riguarda la condizione idrologica della Penisola, i grandi laghi hanno abbandonato la situazione di grave crisi idrica in cui versavano fino a poco più di un mese fa.

In Basilicata, nonostante una riduzione dei volumi trattenuti nei bacini, il surplus d’acqua invasata rispetto all’anno scorso si amplia, superando i 52 milioni di metri cubi.

In Puglia, ancora maggiore è il gap positivo dei volumi invasati dalle dighe a servizio del Tavoliere: + 62 milioni di metri cubi.

 

Gli ecosistemi della Puglia sono una risorsa fondamentale dal punto di vista ecologico, ambientale e turistico e pertanto è necessario il rafforzamento della tutela degli habitat e degli ecosistemi ed avviare politiche di conservazione e gestione della biodiversità anche al di fuori degli habitat posti sotto particolare regime di protezione, in considerazione di una crescente attenzione delle comunità locali sul tema e dei programmi, in corso di attuazione, sulla conservazione dell’agrobiodiversità. 

 Questo, in estrema sintesi, lo schema di Accordo di collaborazione tra la Regione Puglia, le Riserve naturali regionali orientate e i Parchi naturali regionali nell’ambito del programma di cooperazione europea Interreg Grecia-Italia, all’interno del progetto “Best” approvato in Giunta regionale, su proposta dell’assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio.

 “Le azioni del progetto mirano ad aggiornare ed approfondire il quadro delle conoscenze regionali sul tema - spiega l’Assessore Maraschio - definire buone pratiche di gestione del territorio orientate al miglioramento della conservazione delle specie e promuovere una strategia di sviluppo del territorio compatibile con la tutela e valorizzazione delle stesse.

 Prevediamo azioni pilota che interesseranno prevalentemente territori ad elevato valore ambientale, con una funzione strategica all’interno della infrastruttura della rete ecologica regionale”.

Approvati dal Comitato di Indirizzo il Programma annuale delle attività e le Sezioni 1 Anagrafica dell’Ente e indicatori di stato, 2.1 Valore pubblico e  2.2 Performance del Piao (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) contenente gli obiettivi strategici 2023-2025 e gli obiettivi operativi 2023 di Arpa Puglia.

La seduta del Comitato si è svolta il 22 febbraio 2023 presso la Direzione Generale di Arpa Puglia, presieduta dall’assessora regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio. Sono intervenuti, tra gli altri, Pietro Petruzzelli,assessore all’Ambiente del Comune di Bari, Laura Di Santo, assessore all’Ambiente del Comune di Taranto, Lorenzo Marchio della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia, Paolo Garofoli,direttore del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia, Onofrio Mongelli, dell’Assessorato regionale alla Salute, Mario Marino Guadalupi, dirigente del settore Ambiente e Igiene Urbana del Comune di Brindisi, Maurizio Bruno, presidente del Comitato regionale di Protezione civile, Nehludoff Albano, del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Adriana Trisolini, responsabile del settore Performance e Controllo di Gestione di Arpa Puglia.  

L’assessora regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio ha evidenziato che con DGR n. 55 del 6 febbraio 2023 la Giunta regionale ha assegnato gli obiettivi strategici per il 2023 al direttore generale di Arpa Puglia e ha ringraziato l’Agenzia per il prezioso lavoro quotidianamente svolto. L’Agenzia ha evidenziato il valore pubblico generato e di quello percepito dai cittadini e dagli stakeholder tutti e ha illustrato il percorso che seguirà per misurare il valore pubblico ottenuto. “Arpa Puglia svolge un ruolo fondamentale per la tutela ambientale del territorio – ha dichiarato Maraschio -. Un’Agenzia che ha al proprio interno risorse umane di alto profilo, professionisti di livello che fanno di Arpa un fiore all’occhiello della Regione. La collaborazione con il direttore Vito Bruno è proficua e costante, importanti risultati sono stati raggiunti e altri sono certa saranno portati a compimento nel corso del 2023. Al riguardo, con deliberazione della Giunta regionale del 6 febbraio scorso, la Regione Puglia ha assegnato ulteriori obiettivi strategici per l’annualità 2023, tra cui: promuovere e assicurare il coordinamento delle attività per l’attuazione delle previsioni della Deliberazione del Consiglio Regionale n. 68/2021 di approvazione del Piano regionale gestione rifiuti urbani; promuovere e assicurare il coordinamento delle attività per la verifica della corretta gestione e trattamento dei rifiuti urbani presso gli impianti pubblici di trattamento meccanico biologico regionali; promuovere e assicurare il coordinamento delle attività di supporto per il completamento e l’aggiornamento della valutazione del danno sanitario di Taranto e Brindisi; promuovere e assicurare il coordinamento delle attività per la redazione del Piano regionale di Qualità dell’Aria; promuovere e assicurare il coordinamento delle attività di supporto per il monitoraggio delle emissioni odorigene; promuovere e assicurare le attività di coordinamento e semplificazione delle procedure autorizzative. L’attenzione dell’Assessorato è dunque sempre costante sulle tematiche ambientali, anzi l’indirizzo per il 2023 è quello di rafforzare ulteriormente le attività di controllo, monitoraggio e prevenzione sul territorio pugliese”.

L’Agenzia ha recepito nel Piano Integrato di Attività e Organizzazione gli obiettivi strategici del direttore generale individuando anche ulteriori obiettivi collegati all’analisi del contesto interno e alle criticità del contesto esterno.

“Ringrazio il direttore scientifico, Vincenzo Campanaro, il direttore amministrativo, Antonio Madaro, ed un particolare ringraziamento rivolgo a tutti i collaboratori di Arpa Puglia – ha detto Vito Bruno - che sono il vero motore dell’Agenzia e che consentono, con le loro professionalità e passione, di dare concretezza ad una programmazione così estesa ed intensa. Le parole dell’assessora Anna Grazia Maraschio sono una ulteriore spinta a fare meglio, per erogare più servizi e generare valore pubblico per i cittadini pugliesi, continuando a proteggere lo straordinario capitale naturale della nostra Puglia”.

Tra gli obiettivi assegnati dalla Giunta Regionale c’è l’avvio di un laboratorio per la determinazione dell’Irpd (Indice Respirometrico Dinamico Potenziale) dei rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani presso i Tmb (Trattamenti Meccanici Biologici) pubblici pugliesi e il supporto tecnico-scientifico per l’attuazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (Prgru), con particolare riferimento ai siti di Contrada Martucci a Conversano e di Corigliano D’Otranto.

Rilevanti anche gli obiettivi legati agli investimenti a valere sui finanziamenti del Piano Nazionale Complementare delPiano Nazionale di Ripresa e Resilienza  (Pnc-Pnrr) che prevedono il potenziamento del laboratorio olfattometrico, attraverso l’attività di speciazione chimica e l’attivazione di un laboratorio di biologia molecolare per la ricerca di agenti patogeni nei reflui.

 

Tra le poche esistenti (in Europa sono solo 5) e tra le prime nel mondo per quantità di campioni conservati

In occasione della Giornata Mondiale del Suolo che si è celebrata nei giorni scorsi, il CREA, con il suo Centro Agricoltura e Ambiente,  ha inaugurato presso la sua azienda sperimentale a Fagna (Firenze)  la prima pedoteca  in Italia, in cui sono raccolte migliaia e migliaia di campioni di suolo, totalmente differenti fra loro, fisicamente, chimicamente e anche geograficamente.

Si tratta di un patrimonio di conoscenze e di dati relativi al suolo, una risorsa ancora misconosciuta e inesplorata, attraverso cui passano la sicurezza alimentare, la tutela degli ecosistemi e il contrasto al cambiamento climatico.

La Pedoteca Nazionale inaugurata ha pochi eguali al mondo: in Europa ne esistono altre 4, ma quella del CREA può vantare il massimo quantitativo di campioni conservati.

Ad oggi sono custoditi 32.612 campioni di suolo provenienti da tutta Italia, ma questo numero è in continua crescita, grazie ai progetti dei ricercatori del CREA e degli altri Enti di Ricerca che con essi collaborano.

A questi campioni se ne possono aggiungere un altro migliaio, provenienti da uno dei primi studi del suolo, condotto tra gli anni ‘30 e i primi anni ‘50 del secolo scorso. Insomma, un patrimonio scientifico unico nel suo genere, che potrà dare importanti risposte sulla gestione agronomica della seconda metà del 900 e che attirerà numerosi qualificati ricercatori italiani e stranieri.

 

Un enorme banca dati vivente, che custodisce migliaia e migliaia di campioni di suolo, totalmente differenti l’un l’altro, fisicamente, chimicamente e anche prelevati in luoghi geograficamente lontani fra loro.

La pedoteca del CREA è tra le prime nel mondo per quantità di campioni di suolo conservati: 32.612 campioni, custoditi in appositi contenitori plastici in quantità variabili tra 100 grammi e 1 kg e provenienti da 13.156 scavi pedologici effettuati in Italia.

Al momento ne sono esposti circa 5.500: i campioni di suolo conservati sono della più diversa natura e derivano da moltissimi usi del suolo (agrari, forestali, naturali) e sono già stati caratterizzati fisicamente, chimicamente e anche geograficamente.

«L'inaugurazione della pedoteca è solo il punto di partenza per nuove progettualità – ha spiegato Giuseppe Corti, Direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – Intendiamo, infatti, attraverso i campioni conservati, valutare e definire la reale diminuzione di sostanza organica del suolo, mettendola a confronto con nuovi campionamenti che saranno effettuati nei luoghi di precedenti prelievi. Ma abbiamo anche in mente – conclude Giuseppe Corti - di utilizzarli per studiare la radioattività naturale dei suoli d'Italia, strumento conoscitivo al momento assente alla scala di dettaglio alla quale possiamo arrivare con i campioni custoditi in pedoteca».

 

 

Si sono conclusi gli incontri relativi all’accordo di collaborazione tra Arpa Puglia e Arpa Calabria sottoscritto nel 2020, per realizzare attività di aggiornamento professionale, nella materia dei campi elettromagnetici e più in particolare della tecnologia 5G per la comunicazione mobile, rafforzando le competenze e la qualità dei controlli.

L’obiettivo era quello di generare uno scambio reciproco di buone pratiche, condividendo le esperienze acquisite sul campo, per fornire un supporto sempre più puntuale e preciso alle comunità per le quali si è chiamati a dare il proprio contributo tecnico scientifico.

Entrambe le Agenzie hanno consolidato, è stato sottolineato in una dichiarazione, considerevole esperienza e sviluppato professionalità specializzate nel controllo sulle sorgenti di produzione di campi elettromagnetici.

Arpa Puglia, in particolare, nel corso degli ultimi anni, ha maturato esperienza e sviluppato professionalità nel campo dei controlli preventivi e successivi all’attivazione sugli impianti 4G e 5G, avendo anche partecipato alle fasi della sperimentazione, ormai conclusa “Bari Matera 5G” nell’area metropolitana di Bari ed avendo partecipato attivamente ai gruppi del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (Snpa) di studio e approfondimento sul tema.

Arpa Puglia, conclude la nota, ha messo quindi a disposizione di Arpa Calabria tutta la sua esperienza per garantire la formazione del personale e rafforzare i controlli puntuali per l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici derivanti da tutte le sorgenti fisse sul territorio, nel rispetto dei limiti fissati dalla legislazione vigente.

Si svolgerà a Bari dal 12 al 14 settembre prossimi il 77° Congresso Nazionale ATI, Associazione Termotecnica Italiana, una intensa tre giorni sul tema “La sfida per il nuovo modello energetico Nazionale, tra decarbonizzazione, Comunita? Energetiche e diversificazione delle fonti di energia”. L’evento e? organizzato in sinergia con l’ Universita? del Salento e il Politecnico di Bari e vedra? la partecipazione di esperti del settore da tutta Italia e dall’Europa, che si confronteranno sullo stato dell’arte, l’innovazione, gli scenari futuri.

Focus su temi di grande attualita?, quindi, come: la riconversione energetica e ambientale dei Grandi Impianti Industriali; le Energy Smart Communities e gli ecosistemi energetici; il piano REPowerEU ovvero l’energia sicura, sostenibile e a prezzi accessibili per l’Europa; le Hydrogen Valley italiane; i nuovi sviluppi dell'energia nucleare; la sicurezza e resilienza delle infrastrutture energetiche e dell'approvvigionamento energetico.

Il Congresso ATI, che vuole essere un significativo momento di riflessione, confronto e crescita, dedicato agli associati ma anche a tutti i cittadini sensibili al tema dell’energia, vedra? la partecipazione di Enti Europei, governativi e territoriali, del mondo produttivo e industriale, delle realta? sociali ed economiche, dei Distretti dell'Energia e dell'Ambiente, della Comunita? Universitaria, insieme all'ENEA e al CNR.
L’evento rappresenta, quindi, un’ occasione strategica per discutere di transizione energetica e di scelte possibili, delineando scenari futuri ed ipotizzando le conseguenze sul nostro sistema industriale e economico, in particolare alla luce dei delicati e instabili scenari geopolitici che si vanno delineando di giorno in giorno.

“Parlare di energia oggi non vuol dire piu? rivolgersi ad un gruppo piu? o meno esteso di addetti ai lavori, ma significa, invece, far partecipare la collettivita? alla sfida piu? importante che siamo chiamati ad affrontare: l’approvvigionamento energetico nel rispetto dell’ambiente.” - spiegano Antonio Ficarella e Riccardo Amirante di ATI, rispettivamente Presidente Comitato Organizzatore e Presidente Comitato Scientifico, che sottolineano: “Il delicatissimo scenario geopolitico, con la guerra in Ucraina e le tensioni mondiali, ha reso ora piu? che mai impellente il ripensamento delle tematiche energetiche: lo spettro del ritorno al carbone stride atrocemente con gli obiettivi che il mondo si e? prefisso nell’Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile. S’impone un dovere morale per tutti coloro che lavorano nel settore dell’energia: uscire dalle fonti fossili il piu? presto possibile, per favorire la riduzione dell’emissione di CO2, spingere sempre di piu? verso le energie rinnovabili. E andare verso le comunita? energetiche nel nome sostenibilita? ambientale, lasciando da parte gli egoismi per agire concretamente per il benessere del nostro pianeta.”.

“Ci rivolgeremo ad una platea altamente qualificata, quindi, ma anche e, soprattutto –spiegano da ATI- , ai tanti cittadini sensibili a queste tematiche e rispettosi dell’ambiente, che ci verranno a trovare nella tavola rotonda di apertura, in cui i temi in gioco, di scottante attualita?, saranno illustrati in tutte le loro declinazioni semantiche, con un approccio sicuramente divulgativo per garantire la fruibilita? dell’evento anche a chi non ha una laurea in ingegneria, ma la concreta voglia di impegnarsi nel proprio piccolo, perche? dalle azioni di ognuno di noi parte il cambiamento globale.”

Con questa ferma convinzione, si e? pensato di strutturare in due parti il programma: nella giornata inaugurale di lunedi? 12 settembre nella splendida location del Teatro Kursaal Santa Lucia di Bari, a partire dalla 16, dopo i saluti Istituzionali, si terra? una tavola rotonda sul tema dell’energia a cui prenderanno parte nomi di spicco del settore. Nei giorni 13 e 14 il Congresso si spostera? al Politecnico di Bari per gli interventi scientifici previsti dal programma.

Si parte alle 16 di lunedi? 12 settembre con il benvenuto a cura del Presidente ATI, Livio De Santoli. A seguire interverranno la Senatrice Assuntela Messina, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale; il Presidente Regione Puglia Michele Emiliano; il Presidente Regione Basilicata Vito Bardi; la Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone; l’Assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, l’Assessora all’Ambiente della Regione Puglia Anna Grazia Maraschio; l’Assessora ai Trasporti e Mobilita? sostenibile della Regione Puglia Anna Maurodinoia; il Sindaco di Bari e della Citta? Metropolitana Antonio Decaro; il Direttore Generale del CTI Comitato Termotecnico Italiano Antonio Panvini.

Dopo una KeyNote a cura di Christos Markides – Professor of Clean Energy Technology presso l’Imperial College di Londra, si prosegue con la tavola rotonda sul tema: “Il Sistema Paese per l’Energia: tra decarbonizzazione dei grandi impianti industriali, Smart Energy Communities, Sostenibilita? e sicurezza delle fonti di energia”, a cui prenderanno parte, tra gli altri: il Presidente ARTI - Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione, Vito Albino; la Direttora del Dipartimento Sviluppo Economico Gianna Elisa Berlingerio; il Direttore Qualita? di Acciaierie d’Italia Adolfo Buffo; il Delegato SET (Strategic Energy Technology) del Ministero della Transizione Ecologica, Marcello Capra; il Direttore Confindustria Puglia Vittoriano Colangiuli; il Programme Officer and Policy Officer dell’European Commission, Pietro De Bonis; il Direttore Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili ENEA Giorgio Graditi, il Presidente Acquedotto Pugliese Domenico Laforgia; infine Lorenzo Perego, Operations and Engineering manager di KSB.

 

La Giunta Regionale ha approvato nella seduta del 12.05 l’aggiornamento al Piano dei rifiuti speciali.

Per l’Assessora all’Ambiente e all’Urbanistica si tratta di uno dei traguardi più attesi di questa legislatura che, insieme al Piano di gestione dei rifiuti urbani ed al Piano Amianto, costituisce dunque la pianificazione in materia di gestione dei rifiuti per la Regione Puglia.

Nello specifico, gli obiettivi individuati nel Piano anche in attuazione del “Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti”, sono la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti speciali, l’aumento della preparazione per il riutilizzo dei rifiuti speciali; l’aumento del riciclaggio dei rifiuti speciali; la riduzione degli smaltimenti in discarica dei rifiuti speciali e la minimizzazione dei carichi ambientali e dei costi legati alla gestione integrata dei rifiuti speciali.

Per ciascuno di questi obiettivi il Piano 

individua specifiche azioni per garantire la piena attuazione delle individuate strategie attraverso, per esempio, la promozione di Accordi di programma ed Intese - sia con il mondo della ricerca (Università ed Enti di ricerca) che con i grandi produttori di beni ed i Consorzi -finalizzati a ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti nonché ad individuare ed implementare nuove tecnologie di gestione dei rifiuti mirate al riciclaggio degli stessi. Particolare attenzione viene posta, dunque, nel conseguire il recupero dei flussi di rifiuti speciali anche attraverso lo sviluppo dei centri di preparazione per il riutilizzo.

La proposta di Piano individua, altresì, specifiche azioni relativamente ai rifiuti da costruzione e demolizione, oli usati, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli fuori uso, rifiuti sanitari che rappresentano flussi prioritari anche nel Programma nazionale per la gestione dei rifiuti.

La filiera dei rifiuti speciali risulta, inoltre, interessata dalle recenti modifiche normative, le quali ha innovato la disciplina dei rifiuti speciali assimilati agli urbani comportandone da un lato una riduzione del gettito TARI dei Comuni con conseguenze economico-finanziarie rilevanti, dall’altro un aumento dei quantitativi di rifiuti afferenti al sistema dei rifiuti speciali.

Secondo l’Assessora, il Piano intende anche perseguire e rafforzare gli strumenti già adottati per il contrasto al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti sul territorio e nel mare; in quest’ottica le misure previste nel Piano si coordinano con quanto stabilito nel piano dei rifiuti urbani adottato.

Un ulteriore importante innovazione è l’aggiornamento dei criteri localizzativi per l’insediamento degli impianti destinati al trattamento dei rifiuti speciali, che dovranno essere coerenti con quelli individuati nel Piano di gestione dei rifiuti urbani: ciò permetterà di garantire piena uniformità applicativa di detti criteri nell’ambito di tutti i procedimenti amministrativi sia di competenza regionale che provinciale, superando le difficoltà interpretative che in passato hanno spesso caratterizzato l’attività amministrativa.

 

Lo smaltimento illegale dei rifiuti è una delle principali attività delle ecomafie che in Puglia fa registrare il 28,7% delle infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti sul totale nazionale, secondo i dati dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti che riferisce come, sulla base degli accertamenti della magistratura, negli ultimi 20 anni in Puglia siano stati sversati, tombati o bruciati rifiuti di ogni genere.  E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, che plaude alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro per la tutela dell’Ambiente tra Regione Puglia, ARPA Puglia, CNR-IRSA, Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, Comando Regione Carabinieri Forestale “Puglia”, Comando Legione Carabinieri “Puglia” e Comando Regionale Puglia Guardia di Finanza.

“E’ inaccettabile che le aree rurali vengano utilizzate come discariche a cielo aperto, depauperando un territorio curato e produttivo, inquinando la terra e il sottosuolo, arrecando un danno ingente all’imprenditore agricolo che spesso è chiamato a rimuovere i rifiuti sversati da altri, se non riesce a dimostrare di non averli prodotti.  Si tratta di un fenomeno grave ed in escalation, dove a sversare rifiuti di ogni genere non sono più soltanto i gruppi criminali, ma anche residenti che scaricano nelle aree rurali ogni genere di rifiuto, oltre a materiale edilizio abbandonato dalle ditte, senza il minimo rispetto della proprietà privata degli agricoltori e arrecando un danno ambientale e di immagine incalcolabile”, è la denuncia di Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Di fronte alle emergenze che si rincorrono – continua la Coldiretti regionale – occorre adottare tutti gli accorgimenti a tutela della sicurezza e della salute, accertare le responsabilità e avviare le necessarie azioni di risarcimento danni diretti ed indiretti a favore delle comunità e delle imprese colpite. Sul piano strutturale – conclude la Coldiretti Puglia – occorre salvaguardare le aree a vocazione agricola, evitando l’autorizzazione di insediamenti potenzialmente a rischio e proteggendole con i controlli da quelli abusivi.

"Il Pnrr si traduce sulle future generazioni. Questo straordinario sforzo della Ue ha preso non a caso il nome Next   generation, un nome che richiama la solidarietà generazionale. Risorse che vanno usate in modo attento e responsabile. Si tratta di cogliere un'opportunità straordinaria”, dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aggiunge: "L'Italia ha avuto 209 miliardi per perseguire un obiettivo di riequilibrio territoriale dal punto di  vista delle infrastrutture, sociale, di genere. Queste risorse sono arrivate per questo. Vorrei che fosse più chiaro l'interesse comune alla crescita del Nord e del Sud. Abbiamo un interesse a crescere insieme”.

"Faremo di tutto, con i fondi del Pnrr – afferma il ministro dell'Università Maria Cristina Messa - con le riforme che vogliamo fare e con i fondi dello Stato, perché anche in legge di bilancio abbiamo messo moltissimi fondi, per fare in modo che ci sia questo circolo virtuoso nelle regioni del Mezzogiorno”.

“La transizione ecologica e il rispetto dell'ambiente passano anche da nuovi modelli di realizzazione delle infrastrutture”, sostiene il ministro delle infrastrutture e della mobilità Enrico Giovannini

“Nell'ambito delle risorse del Pnrr – spiega Giovannini - si è scelto di destinare il 765 per finanziare ferrovie e non strade e rinnovare il parco autobus in senso ecologico per eliminare il diesel”.

L'Unione europea chiede di mitigare il danno ambientale. “Per esempio – spiega Giovannini - si chiede alle imprese che realizzano per esempio strade, ponti ed altre infrastrutture di ripristinare la biodiversità nei luoghi interessati. Il Mezzogiorno è al centro di questa trasformazione. Infatti - sottolinea Giovannini - dei 62 miliardi assegnati al nostro ministero dal Pnrr circa il 56 per cento andrà alle regioni meridionali”.

Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, rileva che “nell'ambito del ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2021/2027 dedicheremo una quota importante del PON "Competitività, ricerca e innovazione" agli interventi per l'internazionalizzazione, grazie anche alla collaborazione col ministro Di Maio che si è dimostrato molto sensibile all'argomento. Per quanto concerne i fondi europei si dovrà anzitutto continuare a investire, come abbiamo già iniziato a fare, nella formazione e messa a disposizione delle aziende degli "export manager", figure professionali sempre più necessarie, capaci di analizzare i mercati esteri, mappare le potenzialità e i rischi e offrire all'imprenditore un quadro chiaro del Paese dove intende esportare”.

Per Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari Regionali, ci sono alcuni errori che “non dobbiamo fare e il primo sarebbe quello di cedere al campanilismo. Io sono

convinta che serva una grande collaborazione trasversale con le Regioni le Province e i Comuni”, siamo consapevoli – aggiunge Gelmini - che “il Pnrr non si può costruire a palazzo Chigi senza ascoltare e condividere le progettualità con gli enti locali, ma dobbiamo utilizzare questa straordinaria opportunità per superare il divario nord e sud e non per accentuare lo scontro. Dobbiamo avere una volontà di andare a ricucire le diseguaglianze e le lacune che ci sono, avendo anche la capacita di costruire buone politiche con progettualità concreta”.
"Il dato che è stato rilanciato parecchie volte, - dichiara il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca - cioè che il 40% delle risorse del Pnrr va al Sud, è molto aleatorio. Se volessimo ragionare alla tedesca, dovremmo dire che, per recuperare il divario, avremmo bisogno del 60% di risorse vere”. (Regioni-it 4188 del 23.11.2021)

Si è tenuto a Lecce il primo tavolo di   progettazione agro-ambientale per la ricostruzione della bellezza paesaggistica e dell’economia agricola dell'intero Salento. 

“È stata una giornata - ha spiegato l’Assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio - in cui abbiamo raccontato cosa stiamo facendo, ma soprattutto abbiamo ascoltato le istanze dei territori attraverso la voce delle associazioni di categoria, dei sindacati, degli ordini professionali, delle associazioni ambientaliste, di tutti i portatori di interesse. Insieme al prezioso lavoro dell'assessore Pentassuglia stiamo provando a fare sintesi tra richieste, proposte e soluzioni incisive per rendere immediatamente cantierabili le azioni poste sull'odierno tavolo. Le istanze avanzate riguardano competenze e visioni diverse ed anche con gli assessori Delli Noci e Leo metteremo in campo tutta la forza politica necessaria per preservare questo scrigno di bellezza chiamato Salento”.

“Sono convinto che insieme possiamo dare nuove chance di rinascita  a un territorio, il Salento,  dalle potenzialità straordinarie – ha commentato l'Assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia - messe purtroppo a rischio da una fitopatia, la Xylella, che ci induce a riprogrammare misure e risorse. Oggi, tutti insieme, istituzioni, associazioni, imprese, abbiamo dimostrato di  avere una visione comune, unica strada percorribile per sanare un’economia e un paesaggio rurale che meritano immediati interventi di rilancio. Come Regione abbiamo costituito un qualificato e valido comitato scientifico di supporto ad azioni e politiche di investimento innovative per l’agricoltura salentina. E stiamo lavorando alacremente per risarcire gli olivicoltori colpiti dalla Xylella impegnando quante più risorse possibili al fine di garantire liquidità per una loro ripresa. L’aumento della dotazione finanziaria fino a 60 milioni di euro, per esempio, ci ha consentito di fare scorrere la graduatoria della sottomisura 4.1c del PSR Puglia dedicata agli investimenti strutturali per le aziende olivicole salentine. Gli agricoltori ci chiedono a buon diritto risposte concrete e solo una strategia efficace può garantirci risultati nel medio lungo periodo. Il dialogo con il territorio deve essere costante e diretto come accaduto questa mattina. L’interlocuzione con il Ministero, per la parte agricola, sarà utile  per riuscire a soddisfare le nostre  istanze perché siano destinati ulteriori 700 milioni di euro che ci consentano di dare piena attuazione al Piano di rigenerazione olivicola”.

 

 

Si è tenuto oggi a Lecce il primo tavolo di   progettazione agro-ambientale per la ricostruzione della bellezza paesaggistica e dell’economia agricola dell'intero Salento. 

“È stata una giornata - ha spiegato l’Assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio - in cui abbiamo raccontato cosa stiamo facendo, ma soprattutto abbiamo ascoltato le istanze dei territori attraverso la voce delle associazioni di categoria, dei sindacati, degli ordini professionali, delle associazioni ambientaliste, di tutti i portatori di interesse. Insieme al prezioso lavoro dell'assessore Pentassuglia stiamo provando a fare sintesi tra richieste, proposte e soluzioni incisive per rendere immediatamente cantierabili le azioni poste sull'odierno tavolo. Le istanze avanzate riguardano competenze e visioni diverse ed anche con gli assessori Delli Noci e Leo metteremo in campo tutta la forza politica necessaria per preservare questo scrigno di bellezza chiamato Salento”.

“Sono convinto che insieme possiamo dare nuove chance di rinascita  a un territorio, il Salento,  dalle potenzialità straordinarie – ha commentato l'Assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia - messe purtroppo a rischio da una fitopatia, la Xylella, che ci induce a riprogrammare misure e risorse. Oggi, tutti insieme, istituzioni, associazioni, imprese, abbiamo dimostrato di  avere una visione comune, unica strada percorribile per sanare un’economia e un paesaggio rurale che meritano immediati interventi di rilancio. Come Regione abbiamo costituito un qualificato e valido comitato scientifico di supporto ad azioni e politiche di investimento innovative per l’agricoltura salentina. E stiamo lavorando alacremente per risarcire gli olivicoltori colpiti dalla Xylella impegnando quante più risorse possibili al fine di garantire liquidità per una loro ripresa. L’aumento della dotazione finanziaria fino a 60 milioni di euro, per esempio, ci ha consentito di fare scorrere la graduatoria della sottomisura 4.1c del PSR Puglia dedicata agli investimenti strutturali per le aziende olivicole salentine. Gli agricoltori ci chiedono a buon diritto risposte concrete e solo una strategia efficace può garantirci risultati nel medio lungo periodo. Il dialogo con il territorio deve essere costante e diretto come accaduto questa mattina. L’interlocuzione con il Ministero, per la parte agricola, sarà utile  per riuscire a soddisfare le nostre  istanze perché siano destinati ulteriori 700 milioni di euro che ci consentano di dare piena attuazione al Piano di rigenerazione olivicola”.

 

 

“5 anni per l’Ambiente. Scenari per il futuro verde della Puglia”. Un convegno per sintetizzare le attività svolte da Arpa Puglia negli ultimi cinque anni si terrà venerdì 15 ottobre dalle ore 9.15 alle 13.30 a Villa Romanazzi Carducci a Bari.

Dopo i saluti istituzionali del prefetto di Bari, Antonia Bellomo, e del sindaco di Bari, Antonio De Caro, interverranno il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, l’assessore regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, l’assessore regionale alla Salute, Pierluigi Lopalco, il direttore generale di Ispra, Alessandro Bratti, il Commissario unico per la bonifica delle discariche abusive, Giuseppe Vadalà, il comandante della Guardia di Finanza, Francesco Mattana, il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, il presidente di Legambiente Puglia, Ruggero Ronzulli, il presidente di Wwf Puglia, Nicolò Carnimeo, il direttore generale di Arpa Puglia, Vito Bruno.

A moderare l’incontro saranno Paolo di Giannantonio e Francesca Lombardi.

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Oggi tutti, e aggiungerei finalmente, parlano di ambiente e di sostenibilità – sottolinea Vito Bruno - . Arpa Puglia se ne occupa concretamente, tutti i giorni, da oltre 20 anni, raccogliendo una mole enorme di dati e informazioni, acquisite mediante monitoraggi, controlli e pareri a disposizione della comunità scientifica, della ricerca, dei decisori politici e dei cittadini pugliesi”.

 “Era il 1992 quando Severn Cullis-Suzuki, una ragazzina canadese di soli 12 anni, zittì per diversi minuti i delegati presenti al Vertice della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro con un accorato discorso sulla necessità di proteggere l’ambiente per salvaguardare le generazioni future – prosegue il direttore generale di Arpa Puglia -. Da allora di tempo ne è passato e tanti sono stati i discorsi e gli appelli che hanno favorito il cambiamento culturale e i processi decisionali. In questi cambiamenti e di questi cambiamenti sono state e sono parte integrante le Agenzie ambientali, che da decenni lavorano per fornire una rappresentazione sempre più completa dello stato dell’ambiente al fine di supportare, nel migliore dei modi, i decisori politici e garantire ai cittadini una sempre più chiara e approfondita conoscenza del contesto territoriale in cui vivono.

Dal 2016 l’istituzione del Sistema Nazionale Protezione Ambiente, grazie alla Legge 132/2016, ha poi ulteriormente consolidato e rafforzato il ruolo delle Agenzie e ha rappresentato, in particolar modo per Arpa Puglia che ne ha saputo cogliere l’opportunità, una occasione per confermare e rafforzare il proprio ruolo sia nel panorama regionale che in quello nazionale. Ed è proprio dal 2016 che l’Agenzia ha iniziato a caratterizzare il proprio mandato istituzionale oltre che su competenza, professionalità e specializzazione anche su innovazione, partnership e comunicazione. L’innovazione dei processi lavorativi, l’attivazione di sinergie con le istituzioni operanti sul territorio e una comunicazione semplice e trasparente dei dati ambientali sono state le leve attivate in questi ultimi cinque anni per migliorare la percezione dell’Agenzia e del suo operato – aggiunge Vito Bruno - . Ora guardiamo al futuro per continuare a “proteggere” il nostro territorio con accresciuta ambizione e rinnovata passione”.

“La Regione Puglia chieda lo Stato di Calamità al MIPAAF per l’apicoltura pugliese, secondo quanto previsto dal D.L. 25 MAGGIO 2021, N. 73  ART 71 SOSTEGNI – BIS, e lo Stato di calamità anche per tutte le altre colture danneggiate dalla siccità”. A sollecitare la Regione Puglia è Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. In tutta la regione, la combinazione di una serie di fattori negativi – gelate, incendi, siccità e infine grandine e nubifragi – hanno causato un drammatico calo della produzione di miele e il conseguente crollo della redditività dal 30% al 50%.

APICOLTURA PROVINCIA PER PROVINCIA. Gli alveari censiti in Puglia ammontano a quasi 19mila e gli apicoltori professionisti sono circa 400. L’apicoltura in Puglia conta molti appassionati che gestiscono quasi 13mila sciami. La maggior parte delle apicolture sono destinate all’autoconsumo, mentre solo 366 sono incentrate sulla commercializzazione. Circa il 16 per cento degli apiari è gestito secondo il disciplinare del biologico.

“Nel Salento – ha spiegato Benedetto Accogli, presidente di CIA Salento - alle conseguenze di lungo corso della Xylella sulla desertificazione del paesaggio, quest’anno si sono sommati i devastanti effetti degli estesi roghi estivi e della siccità, mentre le grandinate e i nubifragi delle ultime settimane hanno dato il colpo di grazia. L’apicoltura salentina ha registrato perdite produttive fino al 50%”. “Nei territori di Brindisi e Taranto, purtroppo, non è andata meglio – ha aggiunto Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari -, soprattutto per i problemi riscontrati negli ultimi mesi sui mieli d’agrumi, penalizzati anch’essi da una lunga serie di calamità, tra cui prima le gelate, poi le temperature di fuoco e, infine, grandinate e nubifragi”.   

Situazione critica anche nella BAT e nell’area metropolitana di Bari, dove è attiva “APICOLTURA”, sezione di CIA Levante nata a gennaio 2021 per sostenere il settore e promuoverne rafforzamento e innovazione: “Anche nel Barese e nei territori della provincia Barletta-Andria-Trani gli apicoltori stanno affrontando una crisi rilevante, aggravata anche da chi inquina e penalizza il settore con frodi e immissione sul mercato di mieli di bassa qualità provenienti dall’estero”, ha spiegato Felice Ardito. “E’ stata un’annata molto difficile anche in provincia di Foggia”, ha dichiarato Michele Ferrandino, presidente di CIA Capitanata, “a causa di problemi analoghi a quelli vissuti in tutte le altre province: la qualità è altissima, come sempre, ma le quantità si sono drasticamente ridotte, con danni economici davvero ingenti”.

FIORITURE COMPROMESSE. Gli eventi atmosferici avversi hanno gravemente compromesso le fioriture di mandorli, ciliegia, asfodelo, trifoglio ed agrumi, azzerando di fatto le produzioni di nettare necessario per permettere alle api di colonizzarsi e svilupparsi per i raccolti successivi. 

Le avverse condizioni atmosferiche degli ultimi mesi hanno reso difficoltosa la raccolta e l’immagazzinamento del nettare, che è servito innanzitutto per il nutrimento delle api ed in molti casi gli allevatori sono stati costretti a costosi interventi di nutrizione artificiale degli alveari per evitare che morissero di fame e per salvare gli allevamenti.

Le avverse condizioni atmosferiche hanno inoltre compromesso le fecondazioni delle api regine che si sono ridotte a circa il 20%, con grave compromissione dell'utile di aziende apistiche dedite alla vendita di api regine. E’ nota a tutti l’importanza produttiva del comparto apistico, fondamentale nell’equilibrio della nostra agricoltura e per garantire l’equilibrio del nostro ecosistema. “Occorre intervenire subito”, ha concluso Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.

La lotta al cambiamento climatico è una priorità per il Parlamento. Di seguito troverai i dettagli delle soluzioni su cui stanno lavorando l'UE e il Parlamento.

Limitare il riscaldamento globale: questione di 2 ° C di aumento

Le temperature medie globali sono aumentate in modo significativo dalla rivoluzione industriale e l'ultimo decennio (2009-2018) è stato il decennio più caldo mai registrato . Dei 18 anni più caldi, 17 si sono verificati dal 2000.

I dati del Copernicus Climate Change Service mostrano che il 2019 è stato anche l' anno più caldo mai registrato per l'Europa. La maggior parte delle prove indica che ciò è dovuto all'aumento delle emissioni di gas serra prodotte dall'attività umana.

La temperatura media globale è oggi di 0,91-0,96 ° C in più rispetto alla fine del XIX secolo. Gli scienziati considerano un aumento di 2 ° C rispetto ai livelli preindustrializzati come una soglia con conseguenze pericolose e catastrofiche per il clima e l'ambiente.

Questo è il motivo per cui la comunità internazionale concorda sul fatto che il riscaldamento globale deve rimanere ben al di sotto di un aumento di 2 ° C.

Perché è importante una risposta dell'UE?

Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, l'UE è il terzo più grande emettitore di gas a effetto serra al mondo dopo Cina e Stati Uniti. Il settore energetico è stato responsabile dell'80,7% delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE nel 2017. Gli sforzi comuni di mitigazione sono fondamentali poiché il cambiamento climatico colpisce tutti i paesi dell'UE, anche se non allo stesso modo.

La regione mediterranea può aspettarsi più temperature estreme e meno piogge, mentre i paesi della regione continentale devono affrontare un rischio maggiore di inondazioni fluviali e incendi boschivi.

Gli sforzi dell'UE stanno dando i loro frutti. Nel 2008 l'UE ha fissato l'obiettivo di ridurre le emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 . È sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo: nel 2015 il livello di emissioni di gas a effetto serra nell'UE ha rappresentato una diminuzione del 22% rispetto ai livelli del 1990.

Dai un'occhiata alla nostra infografica sui cambiamenti climatici in Europa .

L'UE e la politica climatica internazionale

L'UE è un attore chiave nei negoziati sul clima delle Nazioni Unite . Nel 2015 ha ratificato l'Accordo di Parigi, il primo accordo universale per combattere il cambiamento climatico. Il suo obiettivo è mitigare il cambiamento climatico mantenendo l'aumento della temperatura globale a 1,5 ° C rispetto ai tempi preindustrializzati.

In base all'accordo di Parigi , l'UE si è impegnata a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nell'UE di almeno il 40% al di sotto dei livelli del 1990 entro il 2030.Inoltre, l'UE si è impegnata a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 nell'ambito del Green Deal europeo. Ha messo in atto diverse misure per raggiungere questo obiettivo.

Il Green Deal europeo

Il Parlamento ha dichiarato un'emergenza climatica nel novembre 2019, invitando la Commissione ad allineare tutte le sue proposte con l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a meno di 1,5 ° C e garantire che le emissioni di gas a effetto serra siano significativamente ridotte.

In risposta, la Commissione ha proposto il Green Deal europeo , una tabella di marcia affinché l'Europa diventi un continente climaticamente neutro entro il 2050. Uno dei suoi obiettivi è un quadro giuridico per il clima: la legge sul clima dell'UE.

Il piano dell'UE per un'Europa più verde e più sostenibile copre un'ampia gamma di settori e include obiettivi come preservare la biodiversità, garantire un sistema alimentare più sano, stimolare l'economia circolare, nonché promuovere investimenti verdi e responsabilizzare le industrie per una transizione verde alleviando nel contempo l'impatto socioeconomico della transizione sui lavoratori e sulle comunità.

Ulteriori informazioni sul Green Deal.

Finanziamenti dell'UE per il clima

Al fine di finanziare il Green Deal, la Commissione europea ha presentato nel gennaio 2020 il Piano di investimenti per l'Europa sostenibile , che mira ad attrarre almeno 1.000 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati ??nel prossimo decennio.

Nell'ambito del piano di investimenti, il meccanismo per una transizione giusta è progettato per sostenere le regioni e le comunità più colpite da una transizione verde, ad esempio le regioni fortemente dipendenti dal carbone.

L'UE ha introdotto nuove regole per definire ciò che si qualifica come attività verde o sostenibile. L'obiettivo è incoraggiare gli investimenti in attività sostenibili dal punto di vista ambientale e impedire che i finanziamenti vadano ai cosiddetti progetti di greenwashing che dichiarano di essere rispettosi dell'ambiente, ma in realtà non lo sono,

Riduzione delle emissioni di gas serra

L'UE ha messo in atto diversi tipi di meccanismi a seconda del settore.

Per ridurre le emissioni delle centrali elettriche e dell'industria, l'UE ha creato il primo grande mercato del carbonio. Con l'Eission Trading System (ETS) le aziende devono acquistare permessi per emettere CO2, quindi meno inquinano, meno pagano. Questo sistema copre il 45% delle emissioni totali di gas serra dell'UE.

Per altri settori come l'edilizia o l'agricoltura, le riduzioni saranno raggiunte attraverso obiettivi di emissioni nazionali concordati , calcolati sulla base del prodotto interno lordo pro capite dei paesi.

Per quanto riguarda il trasporto su strada, all'inizio del 2019, il Parlamento europeo ha appoggiato le legislazioni per ridurre le emissioni di CO2 del 37,5% per le nuove auto, del 31% per i furgoni e del 30% per i nuovi camion entro il 2030

L'UE vuole anche utilizzare il potere di assorbimento di CO2 delle foreste per combattere cambiamento climatico. Nel 2017 i deputati hanno votato a favore di un regolamento per prevenire le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal cambio di destinazione d'uso del suolo.

Scopri maggiori dettagli sulle misure dell'UE per ridurre le emissioni di gas serra .

Affrontare la sfida energetica


L'UE combatte anche il cambiamento climatico con una nuova politica per l'energia pulita adottata dal Parlamento nel 2018. L'obiettivo è aumentare la quota di energia rinnovabile consumata al 32% entro il 2030 e creare la possibilità per le persone di produrre la propria energia verde.

Inoltre l'UE vuole migliorare l'efficienza energetica del 32,5% entro il 2030 e ha adottato la legislazione sugli edifici e gli elettrodomestici.

Il mare più bello di Italia è in Puglia. La Puglia, ex aequo con la Sardegna, possiede il 99,7% di chilometri di coste balneabili definite eccellenti dal Sistema nazionale per la prevenzione dell’ambiente che ha pubblicato lo studio. Sono i dati più positivi registrati dalle ARPA regionali (raccolti poi dal Sistema nazionale) che svolgono attività di controllo e monitoraggio delle acque di balneazione.

La Puglia, con i suoi 800 chilometri di costa, e la Sardegna, con i suoi 1200 chilometri di costa, rappresentano il top per questo 2020.

“Un risultato splendido – commenta il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – che potrà incoraggiare quanti sono ancora alla ricerca di mete estive dove poter trascorrere le vacanze. La qualità, e la balneabilità, del nostro mare viene infatti ancora una volta confermata da studi autorevoli e minuziosi come questo, pubblicato dal Sistema nazionale per la prevenzione dell’Ambiente”.

“Certo non è stato facile raggiungere questi risultati. Se da un lato infatti la Puglia è territorio naturalmente meraviglioso, quest’anno la nostra regione ha conquistato ben 15 bandiere blu (Isole Tremiti, Peschici, Zapponeta, Margherita di Savoia, Polignano a Mare, Fasano, Ostuni, Carovigno, Castro, Salve, Melendugno, Otranto, Castellaneta, Maruggio, Ginosa), due in più rispetto allo scorso anno, dall’altro è anche vero che abbiamo fatto un grande e prezioso lavoro in tema di sostenibilità ambientale. Le nostre battaglie per la difesa dell’ambiente e del nostro mare, a cominciare da quella NoTriv, sono entrate nell’immaginario collettivo e hanno fatto la differenza”.

 “La tutela dell’ambiente è un aspetto fondamentale – conclude Emiliano - per una terra come la Puglia orientata allo sviluppo turistico e agroalimentare. È d’obbligo quindi, soprattutto in questo momento, operare affinché queste risorse naturali e paesaggistiche vengano preservate. Vorrei ricordare solo l’ultima decisione, in ordine di tempo, della Giunta regionale che ha stanziato oltre 100 milioni di euro per 15 interventi, già programmati, sul sistema depurativo-fognario così come nel 2019 il gruppo Acquedotto Pugliese ha investito 65 milioni per il comparto depurativo e 42 milioni per le opere fognarie. I risultati di queste politiche si vedono”.

La Transumanza è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità dal Comitato intergovernativo dell’Unesco riunito a Bogotà, una grande opportunità di tutela e promozione dell’antica pratica ancora viva sul Gargano. E’ quanto annuncia la Coldiretti Puglia nel commentare positivamente la decisione dell'Unesco con il voto positivo che certifica il valore della tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano dalla pianura alla montagna, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi, con viaggi di giorni e soste in luoghi prestabiliti, noti come "stazioni di posta".

“Per noi è un riconoscimento importante che vuole affermare il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia e della transumanza in un momento di difficoltà per gli allevamenti ed il settore zootecnico. Un mestiere ricco di tradizione, ma molto duro con gli allevatori che accompagnano per lunghi percorsi tra gli antichi tratturi le mandrie che beneficiano di clima, alimentazione e uno ‘stile di vita’ tornato alle origini”, commenta il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

In provincia di Foggia rappresentativa è la storia da 5 generazioni della famiglia Colantuono, dice Coldiretti Puglia, un racconto di tradizioni ed emozioni centenarie, narrato da Carmelina, una donna forte e appassionata che tratta come familiari le sue mucche di razza podolica e marchigiana. Una transumanza antica – racconta Coldiretti Puglia - risalente al 1800 che parte dalla Puglia per arrivare in Molise, con una mandria di 300 mucche che camminano lente senza sosta da San Marco in Lamis (Foggia) fino a raggiungere Frosolone (Isernia), attraversando 2 regioni, 3 province e 20 comuni per raggiungere gli alpeggi molisani. “La transumanza avviene a maggio – spiega Carmelina Colantuono - perché gli animali hanno bisogno di partire, avvertono il caldo, lo patiscono, abbisognano di temperature più fresche dell’alpeggio. Sarebbero capaci di muoversi autonomamente. Inizia il nostro viaggio di 4 giorni con 3 soste per riposare a San Paolo Civitate, Santa Croce di Magliano, Ripalimosani e Frosolone. Restano a casa solo gli animali più piccoli, perché non ce la farebbero. La transumanza si snoda attraverso i vecchi tratturi de L’Aquila-Foggia, il famoso ‘tratturo del re’, incrociato a San Paolo di Civitate, del Celano-Foggia e del Lucera-Castel di Sangro, con tratturelli e bracci tratturali da raccordo e tratti di strade statali, provinciali e comunali”. Per questo il camminamento è scortato dalla Polizia stradale preallertata, perché la mandria invade le strade, ricreando scenari da amarcord, aggiunge Coldiretti.

“Il percorso è segnato dalle mucche più anziane che con i grandi campanacci guidano l’intera mandria. I nostri animali sono abituati a vivere allo stato brado e la transumanza produce benefici non da poco. E’ un appuntamento che aspettano – conclude Carmelina - ce ne accorgiamo, vivono liberamente secondo le stagioni e secondo i ritmi della natura, non hanno alcun problema a camminare, brucano erbe spontanee che riconoscono lungo il cammino”.

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