Sono 40mila finora, ma il loro numero negli ultimi giorni sta crescendo di circa 10mila al giorno, le firme raccolte dalla petizione nazionale (https://chng.it/zVC8sWyT75) lanciata da Cia-Agricoltori Italiani per difendere grano e pasta italiani, con la richiesta al governo di attivare misure che tutelino i consumatori e permettano ai produttori cerealicoli di coltivare grano in condizioni migliori di quelle attuali.

“Le adesioni cresceranno ancora”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, “porteremo quelle firme sul tavolo del ministro Lollobrigida: è ora che la Sovranità Alimentare si trasformi da slogan vuoto e politiche concrete”.

FINI: RISCHIO CROLLO FILIERA. La petizione nazionale di Cia-Agricoltori Italiani è l’unica a essere stata lanciata da un’organizzazione agricola sul tema grano-pasta, asse portante del made in Italy.

“La situazione è semplice e drammatica: con i prezzi riconosciuti ai produttori, le aziende agricole non riescono a coprire i costi di produzione. Il valore e la redditività devono essere redistribuite più equamente lungo la filiera”, dichiara Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia. “Dobbiamo cercare di fare più attenzione rispetto ai grani che vengono importati. La filiera si rafforza se crescono anche il settore primario e la produzione italiana, altrimenti il rischio è che la scarsa redditività costringa le imprese italiane del comparto a rinunciare a seminare grano, con una crescita della nostra dipendenza dall’export e la perdita di posti di lavoro”. 

ITALIANO O UCRAINO? Le quotazioni del grano duro italiano, in meno di un anno, sono passate da 580 euro/tonnellata del giugno 2022 agli attuali 360 euro/tonnellata. Mentre il valore riconosciuto ai produttori italiani diminuisce, il prezzo pane e pasta aumenta. Sul crollo delle quotazioni, incide l’arrivo massiccio in Italia di grano proveniente dall’estero, in quantità crescenti dall’Ucraina.

“Il grano ucraino ha un prezzo inferiore, ed è quindi molto appetibile per le industrie molitorie e quelle della pasta”, aggiunge Angelo Miano, presidente Cia per la provincia di Foggia, l’area che detiene il primato della produzione di grano duro in Italia. “Costa meno di quello italiano perché ha costi di produzione inferiori ai nostri. In Ucraina, inoltre, non vigono le normative Ue sull’uso di pesticidi e sugli standard di qualità e sicurezza alimentare. Non è concorrenza tra poveri, perché a essere ricchi e ad arricchirsi ancora di più sono soltanto le grandi aziende produttrici che in Ucraina hanno il controllo totale della produzione cerealicola del loro Paese”.

PASTA (DAVVERO) ITALIANA. “Non è accettabile che gli agricoltori italiani siano immolati sull’altare di interessi politico-diplomatici legittimi, ma causa di gravissime ripercussioni sia sui produttori che sui consumatori”, incalza Sicolo. “Può definirsi ‘italiana’ la pasta che viene realizzata senza utilizzare grano duro italiano? E’ una domanda alla quale stanno rispondendo i consumatori, sottoscrivendo in massa la nostra petizione. La nostra mobilitazione sta diventando sempre più estesa perché a rischio non è solo del futuro della filiera grano-pasta, ma anche la salute dei nostri figli. C’è un apparente paradosso a dominare la scena: la materia prima è sempre più deprezzata, anche a causa dell’importazione massiccia di grani esteri che spingono verso il basso le quotazioni del frumento italiano, ma la pasta nei supermercati costa sempre più cara e le grandi marche stanno ‘mietendo’ profitti in crescita esponenziale, mentre le aziende cerealicole sono in crisi. “Non contestiamo la necessità di importare una quota di grano dall’estero per coprire parte del fabbisogno industriale -spiega Sicolo- ma temiamo che quella quota si avvii a essere maggioritaria e che l’aumento incontrollato delle importazioni porti alle estreme conseguenze una dinamica già in atto: la riduzione progressiva della produzione di grano italiano, la chiusura di centinaia di aziende cerealicole e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Di questo parlerò il 17 maggio al Durum Days di Foggia, sperando vivamente che il ministro Lollobrigida accolga il nostro invito a esserci e a confrontarsi con noi su questa drammatica questione”.



Circa seicentomila persone hanno visitato nei tre giorni del ponte del 1° Maggio il Villaggio Coldiretti a Bari sfidando il maltempo per sostenere l’agricoltura italiana, scesa in piazza per far conoscere i primati del Made in Italy ma anche per garantire un’alimentazione più salutare alle nuove generazioni.  E’ il bilancio stilato dalla Coldiretti a conclusione della grande festa di popolo con oltre duecentocinquanta stand tra mercati degli agricoltori, aree del gusto, street food, agriasili, animali della fattoria, orti, fattorie didattiche, agrichef, laboratori, nuove tecnologie e workshop, presso i quali è stato possibile degustare, apprendere, giocare e divertirsi al fianco di migliaia di agricoltori.

Alla tre giorni del Villaggio Coldiretti con il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo e assieme a Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, non sono mancate le personalità del mondo politico come il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il Viceministro della Giustizia Paolo Sisto, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, gli europarlamentari Paolo De Castro e Rosanna Conte e il sindaco di Bari Antonio Decaro.

Presenti tra gli altri anche Luigi Nigri, pediatra e vice presidente Fimp, Cesare Trippella, Head Of Leaf Eu Philip Morris, Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo (Af), Matteo Iemmi, Enel Green Power, Giuseppe Falbo, Direttore Direzione Regionale Puglia Trenitalia, Francesco Saverio Abate (D.G. pesca e acquacoltura del Masaf), Enrica Mammucari, Segretario Generale della Uila Pesca, Patrizio Giorni, Segretario nazionale Fai  - Cisl con delega alla pesca, e Antonio Pucillo, Responsabile del Dipartimento Pesca di Flai Cgil.

Non sono mancati “big” dello spettacolo come Anna Falchi, Massimiliano Ossini e Vittorio Brumotti.

La fondazione Campagna Amica ha donato alla mensa dei poveri della Chiesa madre della Cattedrale di Bari oltre una tonnellata di prodotti tipici di alta qualità, dalla pasta alla frutta e verdura, dall’olio extravergine alla carne e al pesce, dai salumi ai formaggi raccolti nel villaggio grazie all’iniziativa di solidarietà la “spesa sospesa”.

Sono migliaia i bambini poi che hanno partecipato alla Festa dell’educazione alimentare promossa dalle donne della Coldiretti, con il Villaggio trasformato in una maxifattoria e nella fattoria didattica, dove hanno imparato ad impastare il pane, a pigiare l’uva, a zappettare l’orto e a riconoscere le diverse varietà di piante il tutto con l’assistenza dei tutor e delle agritate della Coldiretti e di Campagna Amica. Apprezzatissimi anche gli animali della fattoria negli spazi dell’Aia, l’Associazione italiana allevatori.

In tantissimi hanno apprezzato le lezioni di economia domestica e i rimedi antichi per donne moderne promosse dalle imprenditrici agricole della Coldiretti. Per i giovani l’appuntamento clou è stato, invece, nello spazio Generazione Agricoltori con le giovani imprese agricole protagoniste della manifestazione per salvare la frutta italiana “assediata” dai cambiamenti climatici. E spazio anche alle iniziative dei Coldiretti senior.

A Bari la manifestazione si è svolta in modo assolutamente regolare, con i massimi livelli di sicurezza nonostante la straordinaria partecipazione di pubblico, grazie alle forze dell’ordine, al Questore di Bari Giovanni Signer e al Prefetto Antonia Bellomo, con polizia, carabinieri, guardia di finanza, corpo dei vigili urbani  e vigili del fuoco che da terra e da mare hanno garantito il regolare svolgimento, coadiuvati da sistemi di controllo all’avanguardia, messo a loro disposizione da Coldiretti, con droni e sistemi di video sorveglianza ad alta risoluzione. A tutti va il rigraziamento della Coldiretti.

Molto apprezzati i menu a 8 euro con il meglio del Made in Italy a tavola, dove sono stati gettonatissimi il risotto con cime di rapa, acciughe e taralli, la casarecce con pomodoro scattarisciato, erbette di campo e cacio ricotta, le sgagliozze di formaggio, il panino col polpo, i pasticciotti ma anche la carne 100% italiana della braceria, il pesce a km zero, l’agrigelato e tutto lo street food Made in Italy. Preso d’assalto anche il grande mercato di Campagna Amica circa centocinquanta aziende – prosegue la Coldiretti – che hanno proposto il meglio della Puglia e del resto d’Italia a tavola dai formaggi ai salumi, dal miele alle verdure fino agli agrumi. Folla di visitatori anche per l’Oleoteca e l’Enoteca con le degustazioni di cocktail all’extravergine, vino e birra agricola.

“Il Villaggio di Bari è stata una grande occasione per far conoscere la biodiversità e la sostenibilità dell’agricoltura italiana e di quella pugliese in particolare, un modello basato sulla distintività e la qualità del made in Italy agroalimentare, lo spirito imprenditoriale dei giovani agricoltori e le frontiere dell’innovazione” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cittadini ancora una volta hanno potuto toccare con mano i primati dell’agricoltura nazionale che dobbiamo ora difendere e sostenere contro la crisi scatenata da guerra e rincari ma anche da modelli alimentari sbagliati e pericolosi come la diffusione del cibo sintetico”.?

“Siamo grati alla Coldiretti per aver scelto ancora una volta la Puglia e Bari per questa meravigliosa manifestazione. La Puglia è la prima regione italiana per giornate lavorative in agricoltura. Un record raggiunto grazie ai sacrifici dei tanti coltivatori, delle tante aziende agricole, ma anche della combinazione che questo settore ha saputo creare con il turismo, con la cultura, con la tutela del paesaggio, con la gestione dell’acqua. Tutte queste componenti hanno determinato il grande successo dell’agricoltura pugliese, che peraltro è venuta fuori da problematiche molto grosse, sta cercando di venir fuori dal problema della Xylella, con energia, senza perdersi d’animo, investendo e chiedendo all’Unione europea e al Governo sempre più fondi per migliorare i reimpianti di specie resistenti. E soprattutto attraverso una qualificazione migliore dei fondi europei, del PSR, che dobbiamo adesso scrivere tutti insieme, per fare in modo che i problemi dei precedenti PSR possano essere superati. La spesa pugliese dei fondi europei per l’agricoltura è perfettamente allineata; abbiamo completato la spesa del 2022 e adesso siamo a buon punto per il 2023. Terremo questo allineamento fino alla fine del programma”.

Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, partecipando questa mattina a Bari all’inaugurazione del Villaggio Coldiretti, alla presenza, tra gli altri, dei ministri Giuseppe Valditara (Pubblica Istruzione) e Raffaele Fitto(Affari Europei e politiche di coesione).

“C’è ancora una sofferenza che dipende dalla difficoltà che abbiamo nel distribuire l’acqua nelle campagne - ha aggiunto Emiliano -.  Acquedotto Pugliese, Arif e Consorzi di Bonifica stanno lavorando intensamente per utilizzare la diga del Pappadai. E mi auguro che tra qualche mese possa essere disponibile per distribuire acqua nel sud della Puglia”.

A margine della cerimonia inaugurale, rispondendo ai giornalisti sulla proposta lanciata dal presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, di organizzare in Puglia una grande fiera internazionale sull’olio d’oliva, Emiliano ha risposto: “È un’idea alla quale stavamo già lavorando. Dobbiamo decidere la sede; stiamo ragionando tra Bari e Foggia, anche per distribuire equamente sul territorio le opportunità. La Fiera di Foggia potrebbe diventare una delle sedi. Fermo restando che una fiera di quel livello, grande come il Vinitaly, ha bisogno di infrastrutture alberghiere e di trasporto che bisogna realizzare velocemente, perché una fiera cresce assieme al territorio”.

 

 “È una giornata importante – ha affermato l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia - perché si parla di cose concrete su cui la Puglia si è impegnata. Ne è una conferma il plauso per il presidente della Regione Puglia, il Consiglio regionale e per il lavoro della Puglia contro il cibo sintetico, ma anche per l’avanzamento delle nostre proposte di programmazione, che guardano alla sostenibilità ambientale e all’uso consapevole di cibo salutistico e di qualità, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

L’anno scorso siamo stati l’unica Regione a mandare indietro una nave carica di grano che non aveva le condizioni per poter scaricare nel porto di Bari. L’allerta è alta e ci auguriamo di condividere con il Governo questa politica di sovranità alimentare intesa come controllo puntuale delle produzioni che arrivano dall’estero”.

 

Un vero e proprio villaggio contadino sarà realizzato dalla Coldiretti a Bari per toccare con mano la centralità e i primati dell’agricoltura italiana e vivere un giorno tra le aziende agricole ed i loro prodotti, a tavola con gli agrichef, in sella agli asini e tra gli altri animali, nella fattoria didattica e nell’ agriasilo dove i bambini possono imparare a impastare il pane o a fare l’orto #stocoicontadini.

L’appuntamento è con il Villaggio della Coldiretti è a Bari sul lungomare Imperatore Augusto dove accorreranno migliaia di agricoltori da diverse regioni, assieme al presidente di Coldiretti Ettore Prandini, a partire dalle ore 9,00 di sabato 29 aprile fino a lunedi 1 maggio, per far conoscere la biodiversità e la sostenibilità dell’agricoltura italiana, il modello basato sulla distintività e la qualità del made in Italy agroalimentare, lo spirito imprenditoriale dei giovani agricoltori e le frontiere dell’innovazione.

Per i tre giorni di manifestazione si alterneranno esponenti istituzionali e rappresentanti della società civile per discutere sui temi della crisi energetica, del cambiamento climatico, dell’alimentazione e dei rischi connessi all’affermarsi di modelli di consumo omologanti, a partire dall’arrivo sulle tavole del cibo sintetico a minacciare la salute dei cittadini e la sopravvivenza stessa del Made in Italy agroalimentare.

Un luogo di dibattito politico-economico sul futuro realizzato in un contesto di offerta gastronomica di comunità e di festa con i cittadini e le famiglie, rappresentato dal mercato del cibo a km 0 e dallo street food, unite ad aree dedicate al mondo dell’imprese e ai nuovi servizi. Il Villaggio Coldiretti di Bari è l’unico posto al mondo dove per l’intero lungo week end tutti potranno vivere per una volta l’esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano al 100% a soli 8 euro per tutti i menu preparati dai cuochi contadini che hanno conservato i sapori antichi del passato.

Al Villaggio si potranno anche scoprire le opportunità e i pacchetti vacanze offerti dagli agriturismi di Campagna Amica, promossi da Terranostra, con percorsi e consigli per fermarsi a mangiare e a dormire nel rispetto dell’ambiente e della tradizione culinaria delle nostre campagne. Ma si potrà andare a scuola di olio extravergine italiano nell’Oleoteca e partecipare a degustazioni guidate nell’Enoteca del Villaggio, dove si potranno degustare cocktail all’extravergine, vini e birra agricola, seguire le lezioni di agricosmesi con i trucchi di bellezza della nonna.

“La possibilità che l’Unione Europea possa archiviare, a breve, la procedura d’infrazione che pende sull’Italia per i ritardi con cui è stata gestita l’emergenza Xylella è una buona notizia, anche se al momento siamo ancora al condizionale. La certezza del presente, però, è un’altra: l’olivicoltura nelle province di Lecce e di Brindisi è stata azzerata, in quella di Taranto è fortemente compromessa, e mentre ci si perde in annunci sul futuribile, il batterio è arrivato in terra di Bari, dove si usa un’espressione eloquente: le chiacchiere stanno a zero, pertanto i bla bla bla non hanno più senso. Per questo crediamo fermamente che occorra nominare un Commissario straordinario capace di imprimere una vera svolta al piano di contrasto e rigenerazione”. E’ Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente di CIA Agricoltori Italiani, a rispondere alle dichiarazioni di Salvatore Infantino. Il direttore dell’Osservatorio fitosanitario regionale, infatti, annunciando che l’Unione Europea starebbe pensando ad archiviare la procedura d’infrazione, ha delineato un quadro ottimistico sulla lotta al batterio che ha distrutto milioni di piante d’olivo su oltre il 50% del territorio pugliese. “A Infantino poniamo tre domande: la procedura d’infrazione è chiusa? La Xylella si è fermata o sta andando avanti? Da quale osservatorio sta rassicurando l’opinione pubblica e la politica sul fatto che sia tutto sotto controllo?”.

“Le eradicazioni, i ristori e i reimpianti sono in clamoroso ritardo”, ha aggiunto Sicolo. “Negli ultimi due anni, il lavoro dell’Assessorato all’Agricoltura sul contrasto alla Xylella è stato positivo, ma non è stato sufficiente ad avviare quel circuito virtuoso che dovrebbe vedere tutte le azioni camminare insieme: buone pratiche di prevenzione, eradicazioni, ristori e reimpianti sono azioni legate l’una all’altra, devono procedere più velocemente, perché nelle aree in cui il batterio è presente da più tempo l’olivicoltura si è fermata. Questo significa reddito zero per migliaia di olivicoltori e di frantoiani; campagne desertificate, roghi, paesaggio produttivo e ambientale completamente stravolto, perdita di posti di lavoro”, ha spiegato il presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani di Puglia.

“Solo un mese fa, Arif (l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali) ha proceduto alla eradicazione di piante che erano state individuate infette e da estirpare con determine regionali del lontano 2021, nonostante i proprietari non avessero manifestato alcuna opposizione. Sempre relativamente alle eradicazioni, vi sono proprietari che nel 2021 hanno proceduto alla estirpazione volontaria di alberi, agevolando quindi anche il lavoro di Arif e rispondendo alle prescrizioni regionali nei tempi dovuti, ma sono ancora in attesa di ricevere i relativi contributi regionali previsti per far fronte alle ingenti spese sopportate per le eradicazioni”.

“Dopo le nostre ripetute e circostanziate denunce, qualcosa inizia timidamente a muoversi, ma la Xylella è più veloce. E’ vero che la diffusione del batterio registra un rallentamento, ma questo non può essere un motivo per bearci, anzi, deve rappresentare un’opportunità da cogliere concretamente e con rapidità per fermare del tutto l’avanzamento. Ci sono due rischi enormi e inaccettabili, dei quali purtroppo uno è in piena fase di realizzazione: il primo consiste nel pericolo che i ritardi compromettano per sempre la possibilità di rigenerazione olivicola nel Salento e negli altri territori colpiti; il secondo è che il batterio si diffonda in tutto il territorio barese, mettendo la parola ‘fine’ a lettere cubitali sull’olivicoltura pugliese. Ecco perché riteniamo indispensabile la nomina di un commissario o comunque di una autorità con poteri speciali e risorse umane e finanziare adeguate. Come riteniamo indispensabile un incontro, che abbiamo già chiesto più volte da mesi, con il governatore Emiliano per fare un punto sulla situazione della Xylella e per parlare delle azioni immediate da intraprendere dopo 10 anni nei quali è successo di tutto, anche l’impensabile e l’inverosimile. Da parte nostra continueremo a fornire tutta la collaborazione alle istituzioni europee, governative e regionali e alla comunità scientifica come stiamo facendo ininterrottamente dall’autunno del 2013, per salvare quello che rimane della olivicoltura pugliese e la intera olivicoltura nazionale”, ha concluso il presidente regionale di CIA Puglia, Gennaro Sicolo.



Pronto un ulteriore bando del Programma di Sviluppo Rurale che sostiene l’attuazione di progetti di cooperazione tra imprese agricole. È stato approvato dall’Autorità di Gestione del PSR Puglia 2014-2022 ed è operativo il bando del Programma di Sviluppo Rurale dedicato alla sottomisura 16.4 “Sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali”. 

La cooperazione richiede capacità di visione e condivisione di obiettivi ed è sempre più strategica per lo sviluppo rurale. Nello specifico quella offerta dal bando della sottomisura 16.4 è un’opportunità importante per attuare interventi di cooperazione dedicati allo sviluppo di mercati locali. 

 “L’avviso pubblico contribuisce a superare la frammentazione del nostro tessuto imprenditoriale agricolo regionale –  sottolinea  l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia - in favore di modelli di cooperazione innovativi che possano rafforzare e rilanciare le filiere e, quindi, tutto il sistema economico. L’aggregazione può creare una rete forte puntando su quelli che sono i capisaldi della nostra tradizione e della nostra produttività rurale, mettendo a sistema anche le diversità e tipicità agroalimentari e territoriali - ricorda l’assessore -. La necessità di attuare una cooperazione reale, capace di intercettare anche le più piccole nicchie di mercato e insieme di fare economia di scala evitando pesanti intermediazioni non è più rinviabile. E questo bando è l’occasione giusta per triangolare produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli insieme alla capacità di innovare e di promuoversi che il nostro sistema agricolo sta già mettendo in atto. Il bando della sottomisura 16.4 si sviluppa su questa idea, che è insieme il presente e il futuro prossimo della nostra agricoltura”.

 Il bando ha una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro ed è pensato per sostenere organizzazioni o associazioni di produttori, forme di cooperazione tra imprenditori agricoli e reti di impresa, di nuova costituzione o già costituite. Questi soggetti, in forma aggregata, sono chiamati ad intraprendere nuove attività, che presentino un accordo di cooperazione per la realizzazione di progetti di sviluppo e promozione delle filiere corte e dei mercati locali. L’idea finale è di portare sul mercato, valorizzandoli, prodotti di alta qualità, più facilmente riconoscibili dai consumatori e con costi ambientali ridotti, a beneficio della competitività dei prodotti agroalimentari pugliesi, della sicurezza alimentare e della rivalutazione della biodiversità dei territori.

Veronafiere esprime soddisfazione per la recente decisione della Commissione europea di escludere per la prossima annualità le penalizzazioni a vini e carni rosse nel testo finale relativo alla cosiddetta promozione orizzontale. Si tratta di un plafond di aiuti previsti per il 2023 che in ambito comunitario vale circa 186 milioni di euro, con un sostegno per i prodotti italiani a denominazione che passa da 7 a 9 milioni di euro.

 Un plauso, secondo Veronafiere che annovera diverse manifestazioni leader del settore a partire da Vinitaly, va certamente al ministro Lollobrigida e al suo dicastero, che sin dall'inizio del proprio mandato ha imposto una precisa direzione a tutela di tutti prodotti di qualità made in Italy, a partire appunto da vini e carni rosse. Un'azione non scontata - se si pensa che solo lo scorso anno la Commissione aveva deciso di penalizzare i prodotti in questione -, che rappresenta un buon viatico in vista dell'attesa presentazione della riforma Promozione orizzontale attraverso la revisione del Regolamento Ue 1144/2014 prevista a inizio 2023. Un'azione, infine, che Veronafiere considera strategica per il prodotto-Italia: in questa particolare fase congiunturale, l'agroalimentare tricolore ha infatti la necessità di allargare la propria platea di clienti potenziali anche attraverso una linea istituzionale compatta in favore delle attività promozionali.  

 

Come da disposizioni di legge é iniziata a fine ottobre la commercializzazione e quindi l’atteso consumo del Vino Novello, il Beaujolais made in Italy, un vino prodotto con la particolare tecnica della macerazione carbonica.

Nata in Francia negli anni ’30, questa tecnica prevede l’immissione di grappoli di uva sani e interi, in un contenitore chiuso ermeticamente in cui viene immessa anidride carbonica.

Si verifica così, per l’assenza di ossigeno, un processo di fermentazione alcolica intracellulare, l’uva non viene quindi pigiata, ma sottoposta a macerazione per minimo 10 giorni, a una temperatura intorno ai 30°C. 

Il vino novello francese prevede l’uso di uve 100% Gamay, e l’utilizzo esclusivo della macerazione carbonica come metodo di vinificazione, mentre in Italia è consentito l’uso di ben 60 vitigni diversi basati su uve Dop e Igp, e le uve vinificate con il metodo della macerazione carbonica devono essere solo il 40% (inizialmente era appena il 30%), con la parte restante che può essere vinificata con tecniche tradizionali.

In Italia quindici anni fa se ne producevano oltre 16 milioni di bottiglie (in Puglia 900mila) per poi scendere progressivamente sino ai circa 3,5 milioni attuali di cui circa 250mila in Puglia.

All’origine del calo di produzione c’è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 30 per cento rispetto a quelle tradizionali

È importante anche chiarire che il Vino Novello non è un vino nuovo, inteso come vino che ha potenziale di invecchiamento ma viene consumato giovane. Il vino Novello, infatti, a causa della sua ridotta tannicità, non è adatto a essere fatto invecchiare e pertanto deve essere consumato subito, nello stesso anno della vendemmia, alcuni dicono entro un massimo di sei mesi per poter garantire ai consumatori un prodotto di qualità con caratteristiche organolettiche inalterate.

Il vino Novello è l’ideale per chi ama un vino leggero e dalla facile beva, ricco di aromi e profumi, ha una gradazione alcolica di minimo 11%, può essere sia fermo che frizzate e si presenta di un colore rosso rubino con riflessi violacei. Passando ai profumi sono prevalenti i frutti rossi come fragola, lampone e ciliegia.  

Va servito in un calice dalle dimensioni medie e alla temperatura di 10-14ºC con un sapore leggero e fresco, e, come dicevamo precedentemente, un aroma fruttato.

Tra gli abbinamenti più classici ci sono sicuramente le castagne prodotto di stagione proprio durante il periodo di produzione, ma il vino novello è ottimo anche quando in tavola ci sono funghi e formaggi. Prosit.

Puglia, Emilia Romagna, Veneto e Provincia Autonoma di Trento al lavoro, insieme alle associazioni di categoria, per dare vita al Contratto di filiera del Ciliegio.

L’accordo è stato presentato ufficialmente nella sede del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, con in collegamento da remoto il presidente del Consorzio della Ciliegia della Susina e della Frutta Tipica di Vignola, Andrea Bernardi, il direttore Consorzio Melinda sca, Paolo Gerevini, il direttore del Consorzio Ciliegia di Vignola Igp, Walter Monari, e il presidente del Consorzio Ciliegia di Marostica Igp, Giuseppe Zuech.

Insieme, da nord a sud, queste realtà territoriali rappresentano oltre l’80% della produzione di ciliegie di qualità in Italia. Il nuovo accordo di filiera ha lo scopo di rilanciare la cerasicoltura italiana, per ristrutturare gli impianti di produzione, per ammodernare le strutture di lavorazione, per promuovere i marchi, per effettuare attività di ricerca mirata al miglioramento della produzione. L’obiettivo finale è dare il giusto valore a tutte le componenti della filiera. Il Contratto di filiera prevede investimenti che vanno da un minimo di 4 milioni a un massimo di 50, con importi finanziabili a singolo soggetto di minimo 400 mila euro.

I contratti di filiera e di distretto, come illustrato dal vicedirettore Confagricoltura Bari Gianni Porcelli, sono uno strumento di sostegno dalle politiche agroindustriali, istituito dall’articolo 66 della legge 27 del dicembre 2002, n.289 e gestito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono finanziati programmi di investimento integrati proposti da aziende del settore appartenenti a una filiera o a un distretto. La scadenza per prendere parte al contratto di filiera Ciliegio è fissata al 24 ottobre 2022.

 

“Il Contratto di filiera del Ciliegio ci permette di valorizzare due areali importantissimi tra la Bat e il Sud Est Barese, votati alla coltivazione delle ciliegie. Lo facciamo in un’ottica di sinergia multi regionale – ha ricordato l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia - guardando ai mercati in maniera diversa. Io ringrazio tutti coloro che stanno mettendo in campo questo lavoro di collaborazione integrata. Dobbiamo unire le forze e traguardare risultati che nessuno dà per scontato. Questo è un punto di partenza rispetto ad un tema che il Mipaaf mette in atto: noi ci crediamo molto ai contratti di filiera. È strategico lavorare sulla programmazione dei nuovi sistemi di impianto, sull’agricoltura di precisione, quindi su nuove cultivar, primizie e tardive, cambiare gli impianti perché non si abbia tutto il prodotto in un periodo concentrato nel tempo. Con questo contratto di filiera dedicato al Ciliegio facciamo massa critica, senza demolire la storia dei prodotti, cogliendo un’opportunità che va data al sistema agroalimentare, in questo caso alla filiera cerasicola”. 

L'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Alessio Mammi, rivolgendosi all’assessore regionale Pentassuglia, ha ringraziato sottolineando che, “con questo progetto, state dimostrando di essere un esempio per il Paese, anche per altre filiere frutticole. Il mio ringraziamento va alla Regione Puglia, a tutte le regioni coinvolte e naturalmente alle imprese, protagoniste di questa operazione. “Questo progetto - ha proseguito - è molto bello perché ha una strategia di medio lungo periodo” perché “punta sugli investimenti aziendali, sulla ricerca che va implementata. Dobbiamo investire sulla valorizzazione, sulla conoscenza e promozione sul mercato. È quindi un progetto completo, strutturale, non spot e la sua forza sta nell’unità di intenti della filiera, unità della produzione, trasformazione e commercializzazione, unità tra territori”. 

Anche Romano Masè, dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura Provincia di Trento, intervenuto in video conferenza, ha rivolto il suo ringraziamento alle Regione Puglia, alle associazioni e ai presidenti dei consorzi coinvolti. Il suo apprezzamento è per un’azione che coinvolge quattro regioni creando “connessione tra territori e realtà diverse. Una connessione virtuale tra eccellenze. I contratti di filiera danno l’opportunità di fare sinergia e noi, come Paese, ne abbiamo davvero bisogno. Bene, quindi – conclude - che attori diversi, insieme al sostegno delle amministrazioni, sappiano sviluppare queste progettualità”. 

“Grazie alla Regione che ci ospita e agli interventi di altre regioni, oltre al partenariato che ha deciso di avallare questo progetto – ha ricordato il presidente provinciale di Confagricoltura Bari - Bat Massimiliano Del Core -, abbiamo colto la necessità e l’opportunità di recuperare il passo per il settore produttivo in difficoltà anche alla luce di quanto è stato fatto altrove. L’obiettivo che tutti abbiamo è che il comparto cerasicolo affronti con nuova energia il mercato”.

Alla presentazione del Contratto di Filiera Ciliegio hanno preso parte Giuseppe Di Noia, presidente provinciale CIA, Tommaso Gigante, vicepresidente Copagri Puglia e Vincenzo Patruno, presidente Fedagri Confcooperative Puglia.

L’agricoltura pugliese è alle prese con una crisi senza precedenti che non sta risparmiando alcun comparto. Oltre a ciò continuano a permanere criticità ormai ataviche, strutturali ed infrastrutturali, che vanno affrontate con vigore e concretezza.

CIA – AGRICOLTORI ITALIANI di Puglia ha indetto una mobilitazione regionaleper tenere alta l’attenzione sulle emergenze in corso e per sollecitare le Istituzioni preposte a qualunque livello affinchè si trovino soluzioni adeguate.

Di seguito un quadro delle situazioni critiche e le proposte che CIA – AGRICOLTORI ITALIANI Puglia sottopone alle Istituzioni, chiedendo a tutti i livelli di fare squadra e di agire in sinergia per salvare l’economia regionale pugliese, trovando soluzioni condivise ed utilizzando in modo strategico le risorse a disposizione e incrementarle per mettere in moto azioni concrete, rapide, efficaci.

 

I COSTI DELLE MATERIE PRIME

Le materie prime – gasolio agricolo, fertilizzanti, mangimi ed altro – registrano quotidianamente aumenti spropositati (fino al 200% in più) per il combinato disposto delle speculazioni e degli effetti negativi della guerra in Ucraina.

 

RICHIESTE:

  • Estensione di almeno altri 6 mesi del credito di imposta sul gasolio agricolo del 20-30%;
  • Eliminazione delle accise sul gasolio agricolo;
  • Defiscalizzazione previdenziale in materia di lavoro agricolo;
  • Riduzione del 50% il costo dei contributi previdenziali ed assistenziali;
  • Controlli da parte degli organismi preposti (forze dell’ordine) sulle speculazioni e sull’aumento dei prezzi in generale;

 

I PREZZI DEI PRODOTTI AGRICOLI

I prezzi riconosciuti ai produttori agricoli molto spesso non coprono nemmeno le spese di coltivazione e raccolta.

Produrre al di sotto dei costi di produzione non è possibile, così come non lo è produrre a ‘costi italiani’ e svendere a prezzi internazionali le produzioni ottenute, stando attenti a rispettare – doverosamente e come facciamo sempre - i contratti di lavoro, le norme sulla sicurezza e le regole per garantire la salubrità dei prodotti. Tutta questa mole di lavoro non è riconosciuta da chi porta sulle tavole dei consumatori quei prodotti.

In sostanza, il comparto agricolo è uno dei pochi a subire e a non determinare il prezzo dei propri prodotti, con uno squilibrio di potere contrattuale che pende completamente a favore della GDO (la Grande Distribuzione Organizzata) e dei mediatori.

 

RICHIESTE:

  • Riequilibrare i rapporti all’interno della filiera e in particolar modo con la GDO;
  • Aggregare e differenziare l’offerta e favorire la rinascita di punti vendita e negozi specializzati per la distribuzione dei prodotti;
  • Eliminare le disparità esistenti anche in ambito europeo ed extra europeo rispetto all’uso dei fitofarmaci;
  • Sovvenzionare l’espianto di vecchi impianti, in modo da rinnovare le strutture e incentivare l’innovazione varietale;
  • Favorire l’aggregazione in OP;
  • Realizzare il catasto ortofrutticolo;

 

MANODOPERA AGRICOLA

L’emergenza della manodopera nel settore agricolo è insostenibile per le imprese. La situazione è prossima a diventare critica. Non si riesce a reperire manodopera, manca il flusso dell’Est Europa e dai Paesi extracomunitari.

Il comparto agricolo, poi, è soggetto quotidianamente alle condizioni meteo-climatiche che possono  o non permettere la esecuzione dei relativi lavori in campagna. Pertanto risulta davvero vincolante e penalizzante la norma che obbliga i datori di lavoro agricoli ad avviare le assunzioni il giorno precedente l’inizio del rapporto di lavoro.

 

RICHIESTE:

  • Utilizzare i “corridoi verdi” per i lavoratori extra comunitari;
  • Utilizzare la manodopera dei percettori del Reddito di Cittadinanza;
  • Rivisitazione delle norme in materia di assunzioni agricole che consentano ai datori di lavoro agricoli di poter effettuare assunzioni immediate lo stesso giorno di inizio del rapporto di lavoro.

 

 

I CAMBIAMENTI CLIMATICI E LE CALAMITA’ NATURALI

 

Non vi è giorno in cui non si registrano calamità naturali: siccità, alluvioni, grandinate, bombe d’acqua, nevicate, gelate. L’incidenza delle calamità naturali è ormai devastante.

 

RICHIESTE:

  • riforma della legge 102/2004;
  • costituire un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale ed in parte dai fondi del Psr;
  • accellerare le istruttorie per il riconoscimento degli indennizzi.

 

LA FAUNA SELVATICA

La presenza incontrollata sul territorio di fauna selvatica (cinghiali, lupi, cinghiali, storni), sta determinando annualmente milioni di euro di danni ad allevamenti e coltivazioni, sta mettendo in pericolo anche i residenti nelle campagne.

È necessario procedere ad un abbattimento selettivo e controllato dei cinghiali.

 

RICHIESTE:

  • abbattimento selettivo e controllato dei cinghiali per riportare a livelli di sostenibilità ambientale la presenza di detti animali sul territorio;
  • riconoscere risarcimenti veri e propri agli agricoltori danneggiati;
  • superare il regime del de minimis e i limiti da esso imposti;
  • riformare radicalmente la legge 157/1992;
  • prevedere la sterilizzazione dei cinghiali;
  • prevedere la eventuale realizzazione della filiera della carne di cinghiale.

 

XYLELLA FASTIDIOSA

Abbiamo sempre sostenuto che la Xylella fastidiosa non avrebbe atteso i tempi della burocrazia, della politica e della giustizia.

Non ci eravamo sbagliati, stante l’avanzamento del batterio giunto ormai in provincia di Bari.

A tal proposito si ribadisce ancora una volta che il nostro riferimento è sempre stata e sarà la scienza e non la fantascienza, i santoni e gli pseudoambientalisti che tanti danni hanno arrecato in questi anni attraverso le loro azioni di disinformazione e di proteste senza senso e senza fondamento scientifico, distruggendo in quasi 10 anni un patrimonio immenso.

Gli agricoltori in questi anni hanno rispettato le regole, innanzitutto eseguendo regolarmente le buone pratiche agricole e tutte le procedure previste dai piani di azione annuali varati dalla Regione Puglia, con un aumento esponenziale dei costi a fronte di bilanci aziendali in molti casi ridotti a zero.

Restano ancora delle criticità – soprattutto notevoli ritardi - circa la eradicazione delle piante infette per le quali i proprietari non avanzano richiesta di eradicazione volontaria.

 

RICHIESTE:

  • nomina di un commissario straordinario per gli abbattimenti con poteri, mezzi, risorse economiche e umane straordinarie;
  • accelerare la erogazione della 2.da e 3.za annualità per i frantoi;
  • accelerare le istruttorie delle domande relative alla mis. 4.1.C
  • destinare ulteriori risorse per la rigenerazione olivicola delle province interessate;
  • svolgere periodicamente le attività di monitoraggio delle piante e dei vettori;
  • destinare risorse agli agricoltori che svolgono con diligenza le buone pratiche agricole;
  • prorogare per altri due anni gli indennizzi per i danni subiti da Xylella;
  • implementare ulteriormente la ricerca scientifica e la sperimentazione;
  • continuare nella sperimentazione dei sovrainnesti dei monumentali;
  • integrare la concessione di carburante agricolo per le zone colpite dal batterio
  • attivare al più presto il catasto olivicolo per le zone colpite dalla Xylella;
  • bando Psr ad hoc per le aziende che hanno reimpiantato alle quali è necessario dare un supporto fino alla produzione;
  • un coordinamento per il monitoraggio di tutte le risorse messe a disposizione del sistema agricolo affinché vengano utilizzate per una vera rigenerazione del sistema agricolo e del paesaggio.

 

 

 

LA RISORSA ACQUA

 

In molti territori della Puglia le infrastrutture irrigue risalgono al periodo degli anni ’50 e da allora in molti casi non vi è stata manutenzione né ammodernamenti. Occorre mettere nelle condizioni tutti i Consorzi di Bonifica presenti sul territorio pugliese di predisporre una progettualità utile a migliorare le infrastrutture e consentire il più possibile l’utilizzo delle acque provenienti dagli invasi piuttosto che quelle proveniente dai pozzi.

 

RICHIESTE:

  • risorse specifiche messe a disposizione per investire nei territori cercando di creare invasi;
  • Incentivare il riuso e l’utilizzo delle acque reflue provenienti dai depuratori;
  • Un’autorità unica di gestione delle acque;
  • Demandare la gestione della realizzazione di nuovi invasi a livello nazionale e non agli enti locali;
  • Attivare le procedure per il riconoscimento dello stato di calamità dovuta alla siccità dell’anno in corso;
  • Avviare una nuova sanatoria per i pozzi.

 

I CONSORZI DI BONIFICA

 

CIA – AGRICOLTORI ITALIANI di Puglia ritiene i consorzi di bonifica importanti strumenti di gestione del territorio. Però devono funzionare appieno e rispondere alla loro mission.

 

RICHIESTE:

  • accelerare la riforma complessiva dei consorzi di bonifica commissariati;
  • condivisione seria e concreta dei nuovi piani generali di bonifica e dei piani di classifica;
  • trovare una soluzione concordata rispetto ai ruoli del tributo 630;
  • programmare un piano di lavori pluriennali dei Consorzi.

 

 

AGRITURISMO

 

Le aziende agrituristiche hanno subito ingenti danni a causa della pandemia Covid 19. A ciò si aggiunge la difficoltà attuale di non riuscire a trovare personale specializzato.

 

RICHIESTE:

  • Riproporre la misura 21 del PSR Puglia;
  • Riproporre il Fondo per la filiera della. Il fondo in passato consentiva di richiedere contributi a fondo perduto da un minimo di mille fino a un massimo di diecimila euro per l'acquisto di prodotti 100% Made in Italy, 

 

 

UVA DA TAVOLA: LA QUESTIONE ROYALTY

 

In alcuni Paesi, come Israele, Cile e Stati Uniti, la ricerca scientifica ha prodotto nuove varietà di frutti. La proprietà intellettuale di quelle produzioni implica il pagamento delle royalty, da parte dei semplici agricoltori sul territorio, non solo per avere l’autorizzazione a coltivare determinate varietà ma anche nella successiva vendita del raccolto.

 

RICHIESTE:

  • Bloccare l’azione di strozzinaggio praticata dai breeders;
  • Sostenere programmi nazionali di ricerca in sinergia tra Istituzioni pubbliche, enti scientifici e imprese, comprese le Op per il miglioramento genetico per l’uva da tavola e gestione pubblica delle nuove varietà.

 

IN GENERALE…

 

Nel complesso e con celerità serve una riforma del sistema del risarcimento dei danni da calamità e da crisi di mercato con regole semplici ed in grado di rispondere immediatamente alle esigenze degli agricoltori. Dobbiamo superare la logica dell'emergenza e delle soluzioni tampone. E non possiamo più subordinare le vite degli agricoltori a tempi burocratici biblici.

 

In generale, al fine di riportare il settore agricolo pugliese, nei margini di una sostenibilità di gestione e competitività produttiva chiediamo anche di: 

 

  • Approntare misure specifiche nel PSR pugliese e nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza;
  • Appostare risorse per la gestione delle crisi di mercato;
  • Appostare risorse per la realizzazione di infrastrutture di stoccaggio legate a strumenti di trasporto intermodale;
  • Appostare risorse per l’efficentamento energetico, di macchine e strutture, e per il riutilizzo di tutti gli scarti di lavorazione e scarti potatura;
  • Approntare misure per la gestione del rischio da calamità e crisi di mercato;
  • Iniziare a lavorare a livello europeo per prevedere e varare nel prossimo futuro una sorta di “PNRR 2”;
  • Rinnovare le cambiali agrarie;
  • Intervenire sugli istituti bancari che ultimamente stanno chiedendo alle aziende di rientrare dai fidi;
  • Sospendere le rate mutui per 12 mesi;
  • Effettuare la anticipazione immediata di tutte le somme dovute su domanda PAC 2022 e PSR misure agroambientali;
  • Realizzare dei piani di settore dei comparti produttivi agricoli della nostra regione da inserire in un contesto di piani di settore nazionale;
  • Rivisitare le norme fondanti della PAC a livello europeo a fronte delle criticità emerse a seguito del conflitto Russia-Ucraina.

 

CONCLUSIONI

 

In conclusione chiediamo alle istituzioni a tutti i livelli, in primis a Regione Puglia e Governo nazionale, di attivarsi immediatamente per affrontare le criticità innanzi accennate e di trovare le possibili soluzioni a salvaguardia delle imprese agricole e dei lavoratori.

Qualora non dovessero esserci le prime risposte alle legittime istanze degli agricoltori, CIA Puglia è pronta a scendere in piazza a oltranza.

Al via gli interventi compensativi per i frantoi oleari salentini per gli anni 2020 e 2021, una delle misure ‘Salva Frantoi’ dopo lo tsunami che si è abbattuto in Salento a causa della Xylella con strutture dismesse, vendute all’estero e oltre 100 frantoi che non riapriranno più i battenti nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto negli ultimi 6 anni. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, a seguito della pubblicazione del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole con gli interventi compensativi in favore dei frantoi oleari previsti dal Piano per la Rigenerazione Olivicola da 300 milioni di euro.

“In fase di rimodulazione abbiamo chiesto procedure semplificate per gli interventi sui frantoi oleari che hanno riguardato 271 frantoi per 5,7 milioni per la prima annualità ed è stato stabilito di attivare la misura anche per i 2 anni successivi, richiesta avanzata da Coldiretti Puglia che ha chiesto di lasciare le risorse sulla misura per assorbirla completamente considerati i danni subiti dai frantoi”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Intanto, Coldiretti Puglia torna a chiedere una stretta decisa alla Regione Puglia sulle procedure per gli svellimenti, con gli ulivi secchi sui terreni abbandonati pieni di sterpaglie che ogni estate trasformano il Salento in un enorme rogo con danni irreparabili sull’ambiente e sul turismo.

Ai danni incalcolabili all’agricoltura si sommano quelli d’immagine con gravi ripercussioni anche sul turismo – denuncia Coldiretti Puglia - in un territorio come il Salento ricco di luoghi di straordinaria bellezza che hanno attirato negli anni un numero crescente di vacanzieri italiani e stranieri per ammirare le bellezze naturali.

I ritardi nell’autorizzazione degli espianti degli ulivi secchi colpiti dalla Xylella in Salento, a rischio desertificazione e incendi, perché dopo 9 anni la provincia di Lecce continua a morire di burocrazia, impone l’autorizzazione regionale che consenta di eliminare gli ulivi secchi, senza aspettare l’esito delle istruttorie delle domande dell’articolo 6, con l’inaccettabile paralisi amministrativa che sta facendo slittare di un altro anno la rigenerazione del territorio salentino, dopo che la Xylella ha fatto seccare 21 milioni di ulivi, provocando effetti più disastrosi di un terremoto con ripercussioni drammatiche di natura produttiva, ambientale, economica, lavorativa.

Gli agricoltori chiedono di espiantare gli impianti olivicoli danneggiati e non più produttivi e di eseguire le operazioni colturali utili al reimpianto, perché gli strumenti per la verifica del numero di piante  di olivo danneggiate da eliminare e da ripiantare sono già in possesso della pubblica amministrazione, come le ortofoto 2019, il catasto olivicolo e le banche dati Agea.

Serve di dare immediata e piena attuazione al piano con decreti attuativi e bandi ad hoc che si tradurrebbe in una boccata d’ossigeno essenziale per le aziende agricole e gli agriturismi – conclude Coldiretti Puglia - che stanno affrontando l’ennesima crisi economica a causa dei costi di produzioni balzati alle stelle a causa del conflitto in Ucraina.

A quanto pare, la “telenovela xylella” continua ad avere una nuova puntata che, come era già successo nel 2015, quando nella zona di Francavilla Fontana, le sospensive per i ricorsi al TAR impedirono di effettuare le eradicazioni per lungo tempo, eradicazioni stabilite da una commissione dell’UE e quindi recepita dalla Regione Puglia, ha ancora una volta in questi giorni come protagonisti, da un lato degli olivicoltori e dall’altro un TAR, quello di Bari, a cui gli aspiranti “salvatori”, cinque proprietari di uliveti, si sono rivolti per essere aiutati nel loro intento, TAR che ha deciso la sospensione dell'eradicazione di 37 ulivi, tra i quali alcuni secolari siti in agro di Ostuni. A quanto pare, per il Tar di Bari è ammissibile un'alternativa all'espianto, in base alla quale i proprietari dovranno entro e non oltre il 30 giugno 2022 praticare negli ulivi infetti una capitozzatura delle branche principali, seguita dall'innesto di cultivar resistenti. Quindi per la prima volta in materia, non dovranno essere eliminate le piante. I giudici del TAR hanno pure accolto le richieste di sospensione cautelare dei provvedimenti con i quali nei mesi scorsi la Regione Puglia ha prescritto "misure fitosanitarie per il contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa" attraverso la "estirpazione" degli alberi. I giudici sono stati convinti pare dal parere di studiosi e di tecnici di un Comitato scientifico multidisciplinare indipendente secondo il quale gli altri numerosissimi scienziati ‘con una grave e dannosa distorsione della verità attribuisce ad un batterio la causa dei disseccamenti. A questo punto è lapalissiano come il TAR di Bari abbia pertanto  ‘scimmiottato’, è il caso dirlo, la concorde opinione di tanti scienziati, mi sia consentito di affermare ‘quelli veri’, che in pubblicazioni scientifiche riconosciute a livello internazionale, avevano decretato come per debellare la Xylella, vero responsabile della malattia, sia assolutamente inefficace la pratica degli innesti; il loro responso era stato tra l’altro accolto dal Servizio fitosanitario regionale che nell’atto relativo al protocollo innesti aveva chiarito che non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa pratica e che anzi una eventuale operazione di questo tipo presenti margini di rischio non quantificabili. Concordi contro l’ordinanza anche organizzazioni di produttori come la COPAGRI e la COLDIRETTI PUGLIA. Insomma, come nel ‘teatro dell’assurdo’, in cui è classica un’azione circolare, il cui svolgimento riporta gli spettatori al punto di partenza, il problema dell’abbattimento degli ulivi infetti dalla xylella è ritornato ancora una volta allo stato di partenza perché qualcuno, in disaccordo con gli scienziati, si è appellato al TAR di Bari, questa volta per proporre come soluzione salvifica gli innesti, negando pure che la colpa sia del batterio. Tra l’altro, già la ministra Bellanova, quando era titolare del dicastero dell’agricoltura, scucì dalle casse dello stato un finanziamento di diversi milioni di euro proprio a favore di coloro che attraverso gli innesti avessero tentato di salvare gli olivi secolari con nessun risultato.

Rebus sic stantibus, ancora una volta i tentativi di almeno frenare l’avanzamento del batterio, che   corre alla velocità media di 40 Km all’anno, sono certamente rallentati da certe persone ed istituzioni, politici compresi, che talvolta appaiono diffidenti della scienza.

In conclusione c’è da auspicare che certi rallentamenti dettati dalla diffidenza nella scienza non avvengano più. Infatti, la scienza, quella vera, ha i suoi tempi, specie per studiare piante generose come gli ulivi, simboli della nostra millenaria cultura; in pratica, quanto più si riuscirà a frenare la velocità di diffusione della xylella, tanto più tempo avranno gli scienziati per individuare un rimedio efficace, uno dei quali potrebbe essere avere come scopo l’individuazione anche nel germoplasma di altre specie arboree, di un gene capace di indurre una sicura di resistenza al batterio da introdurre nel DNA delle piante di ulivo. Se questo o altri tentativi raggiungeranno al più presto lo scopo, finirebbero da un lato fuori scena i tanti personaggi diffidenti nella scienza, e dall’altro sarebbero giustamente posti al centro gli scienziati che hanno sconfitto il batterio (non è impossibile!), per la gioia in primis di tutti olivicoltori e quindi degli estimatori dell’olio extravergine di oliva.

 

 

 

A meno di un mese dall’inizio della raccolta dei cosiddetti ‘frutti del paradiso’, con il balzo dei costi di produzione e la grave siccità, serve fare squadra per sostenere e rilanciare le ciliegie di Puglia attraverso il PSR, l’IGP, campagne di promozione, ricerca e innovazione. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia che chiede all’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, la convocazione urgente di un tavolo regionale che, a partire dalla riorganizzazione e dal rafforzamento delle filiera, avvii un piano di rilancio  del settore cerasicolo pugliese.

“La presenza di varietà obsolete e scarsa conoscenza e adeguata sperimentazione di varietà innovative, interessanti per i mercati nazionali e d’esteri  assieme ad elevati costi colturali, in particolare per la mano d’opera, peraltro di difficile reperimento e una disponibilità irrigua spesso limitata, sono elementi di forte criticità per un settore che in Puglia vale 22 milioni di euro”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

La Puglia è la maggior produttrice di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate – spiega Coldiretti Puglia - il 35% delle produzioni italiane e il 62% delle superfici investite pari a circa 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 22 milioni di euro. La produzione di ciliegie risulta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale e il 39% del totale nazionale – aggiunge Coldiretti Puglia – con le sue 47 mila tonnellate la provincia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produzione nazionale.

“E’ necessario ricostruire una vera e propria filiera che sia in grado di valorizzare il prodotto anche attraverso una caratterizzazione territoriale della produzione, con la creazione di un Marchio che valorizzi le caratteristiche organolettiche della ciliegia e le capacità di produzione da parte degli operatori del settore, un marchio come la I.G.P.  che possa essere riconosciuta dal consumatore, per rendere competitiva una coltura tradizionale e tipica della Puglia”, aggiunge Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

La produzione di ciliegie è destinata esclusivamente al consumo fresco e per questa ragione devono essere mantenute integre le pezzature - Insiste Coldiretti Puglia - particolarmente consistenti per la ciliegia Ferrovia, la compattezza ed il sapore, attività che richiedono un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabili, per cui la mano dell’uomo non può essere sostituita dalle macchine.

La produzione di ciliegie subisce anche gli attacchi di insetti alieni, come la Drosophila Suzukii, il moscerino che attacca prevalentemente dei piccoli frutti specie con buccia sottile come la ciliegia, per cui va sostenuta e finanziata la ricerca con risorse orientate a sostenere metodi di lotta al parassita, come la lotta biologica attraverso l’introduzione in Puglia dell’Imenottero Ganaspis Brasiliensis, che potrebbe contrastare la diffusione della Suzukii nei nostri territori.

Le ciliegie sono uno dei frutti più amati e con meno calorie – aggiunge Coldiretti Puglia – e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sono inoltre una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano, inoltre, oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono melatonina naturale, una sostanza che favorisce il sonno – conclude Coldiretti Puglia - e sono una fonte di antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a contrastare l'invecchiamento provocato dai radicali liberi.

Un importante documento sulla Xylella Fastidiosa, intitolato “Piano di azione di contrasto e prevenzione della diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia per l’anno 2022”, presentato dall’Assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia, è stato approvato dalla Giunta regionale della Puglia.

Il documento approvato che ha cadenza annuale e in linea con l’andamento della batteriosi, descrive le modalità di gestione delle indagini, ovvero i campionamenti e le analisi di laboratorio da effettuare e la strategia che l'Osservatorio Fitosanitario regionale intende adottare per il monitoraggio delle piante e degli insetti vettori, come anche gli strumenti innovativi che intende adoperare per controllare, prevenire e gestire la fitopatia su tutto il territorio regionale.

“Il Piano di azione è stato pienamente condiviso – ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, ed è il risultato dei contributi e dei pareri dei diversi attori del mondo tecnico scientifico e socio economico coinvolti nella gestione della batteriosi.

Abbiamo, difatti, redatto e approvato, con il parere positivo del Comitato fitosanitario nazionale, del tavolo tecnico degli entomologi, convocato dall’Osservatorio fitosanitario, e di tutte le Associazioni di categoria agricole pugliesi e gli stakeholders, un Piano d’azione per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia. Lo abbiamo fatto nel pieno rispetto dei regolamenti europei e, altresì, tenendo conto della nostra specificità territoriale legata alla Piana degli ulivi monumentali per la quale abbiamo previsto un’ulteriore e complementare azione di controllo e difesa”.

  

“Non solo controllo, eradicazione dell’organismo nocivo, prevenzione e tutela delle aree indenni regionali – ha sottolineato l’assessore Pentassuglia –, ma anche potenziamento della campagna di comunicazione e informazione e sostegno agli olivicoltori, attraverso indennizzi, in regime di aiuto per le aziende che hanno estirpato volontariamente gli alberi infetti e per l’applicazione delle misure fitosanitarie obbligatorie, grazie alle risorse previste dal Piano di rigenerazione olivicola. Nella nostra strategia – ha proseguiyo – restano aree delimitate la zona “Salento”, dichiarata infetta, in cui si attuano misure di contenimento, le aree di “Monopoli”, “Polignano” e “Alberobello”, costituite da una zona infetta e da una cuscinetto della larghezza di 2,5 km. Scompare, invece, l’area di Canosa, dichiarata indenne a dicembre scorso: l’azione di campionamento massiccia messa in atto dalla Regione Puglia con oltre 10 mila campioni di piante prelevati, sia all’interno dei vivai, presenti nella zona, sia all’esterno ci ha permesso di escludere tale area, dimostrando anche l’efficacia della nostra azione di controllo.

Per quest’anno, ha continuato Pentassuglia, abbiamo ritenuto opportuno assumere un approccio conservativo in tema di sorveglianza fitosanitaria, rispetto al 2021, mantenendo alta la guardia: prevediamo, infatti, di campionare quasi 300 mila piante su una superficie complessiva di 34 mila ettari su tutta la Puglia, con oltre 40 mila analisi di laboratorio.  Per la Piana degli ulivi monumentali, ex contenimento ed area di particolare pregio da un punto di vista paesaggistico, storico, ambientale, abbiamo ritenuto fondamentale attuare un’opportuna sorveglianza “rafforzata” in un’area compresa tra 5 e 20 km dal confine meridionale della zona infetta ‘Salento’ dove si attuano misure di contenimento, con particolare riferimento proprio alla Piana degli olivi secolari. Il nostro scopo è creare barriere e ridurre l’inoculo. Per fare questo, grazie ad una legge regionale ad hoc, abbiamo, altresì, la facoltà, una volta rinvenute le piante positive al batterio, di abbatterle e innestarle con varietà di ulivo dichiarate resistenti.

Le lavorazioni obbligatorie dei terreni e, più in generale, delle pratiche agronomiche – ha proseguito -, si ritengono azioni indispensabili e irrinunciabili per il controllo meccanico degli stadi giovanili dei vettori. A tal proposito, e con la primavera alle porte, Pentassuglia ha ribadito quanto le lavorazioni superficiali dei terreni, arature, fresature, erpicature e trinciature, specie sulle piante erbacee, riducano drasticamente le forme giovanili e, di conseguenza, tutta la popolazione dell’insetto, la sputacchina, responsabile della diffusione della malattia.

 

È essenziale mettere in atto ogni misura necessaria per fronteggiare la batteriosi e avvalersi di progetti e servizi avanzati di rilevazione e osservazione, di straordinaria importanza come indicato nel Piano. La Puglia, oltre ai controlli ufficiali, con il supporto di Arif e con i Carabinieri forestali, si avvarrà, per la sua attività di monitoraggio, anche di cani addestrati per l’identificazione di piante infette da Xylella in operazioni di controllo nei vivai e nei punti d’ingresso. Come anche di una serie di strumenti, messi a punto proprio grazie a un progetto sperimentale di rilevazione precoce a distanza di Xylella (chiamato REDOX) con tecniche specifiche di telerilevamento da aereo, droni e rilievi terrestri al primo insorgere dei sintomi.

 

La Puglia, ha concluso Pentassuglia, ha avviato un’azione di controllo e monitoraggio di una batteriosi che non ha precedenti. Lo stiamo dimostrando quotidianamente con azioni, risorse, strategie mai impiegate prima e, naturalmente, con l’impegno e il sacrificio dei nostri olivicoltori. Da un lato dobbiamo arginare un fenomeno eccezionale, dall'altro sostenere il sistema olivicolo e difendere la bellezza del nostro paesaggio. Dobbiamo lavorare insieme, agricoltori, associazioni, comuni, sistema della ricerca e universitario e Regione. Ogni sforzo, ogni strategia di investimento, ogni contributo che potremo dare sarà finalizzato soprattutto al rilancio e alla difesa della nostra economia olivicola, cuore pulsante di una regione amata e ammirata in tutto il mondo”.

 

Speriamo sia la volta buona che porti alla sconfitta definitiva del batterio ed alla ripresa dell’olivicoltura partendo dal “martoriato” Salento.

Vola l’export dei prodotti caseari pugliesi, resta a terra invece il prezzo del latte alla stalla che è all’origine di quel successo senza però raccogliere ‘dividendi’. Dall’autunno dell’anno scorso, si è ulteriormente ampliato il divario tra chi guadagna tanto e chi ha difficoltà a coprire i costi di produzione. Al supermercato, a novembre scorso un litro di latte fresco di buona qualità costava 1,65 euro, adesso è ulteriormente aumentato arrivando a toccare anche un euro e ottanta centesimi; lo stesso latte, lo scorso autunno veniva pagato al produttore 40 centesimi e oggi 41: un ‘aumento’ misero, irrilevante, che sa di beffa sia di fronte ai guadagni di trasformatori e Grande Distribuzione sia davanti ai rincari folli dei costi di produzione.

BARI, ALLEVATORI NEL TRITACARNE. Gli accordi, sia quello raggiunto in Puglia sia l’intesa a livello nazionale, sono rimasti lettera morta. Nell’area metropolitana di Bari, gli allevatori si trovano tra l’incudine di prezzi troppo bassi riconosciuti al latte alla stalla e il martello di costi insostenibili su mangimi, energia elettrica, materie prime, carburante.

BRINDISI E TARANTO. Stessa situazione nell’area della Murgia Tarantina e nel Brindisino, proprio laddove la qualità del latte alla stalla raggiunge livelli di assoluta eccellenza, come nella Murgia barese. Di questo passo gli allevatori saranno costretti a chiudere o a contrarre fortemente gli investimenti, e questo naturalmente avrebbe ripercussioni drammatiche sia dal punto di vista economico-occupazionale sia sugli stessi standard qualitativi del prodotto.

FOGGIA E BAT. Sul Gargano, dove si concentra il maggior numero di allevamenti bovini del Foggiano, e nella BAT le cose non vanno meglio. Senza il latte prodotto dagli allevatori non c’è burrata, non ci sono mozzarelle e caciocavallo, la filiera si ferma. A quel latte, al buon latte pugliese, e al lavoro necessario per ottenerlo - dalla nutrizione e cura degli animali alla gestione degli impianti, fino agli stipendi dei dipendenti - deve essere riconosciuto il giusto valore.

SALENTO NELLA MORSA. Soffre degli stessi mali la zootecnia salentina, stretta nella morsa di rincari, prezzi bassi del latte alla stalla e difficoltà aggiuntive dovute a siccità ed eventi climatici estremi degli ultimi mesi. Il protocollo d’intesa regionale, sottoscritto dai rappresentanti di tutta la filiera lo scorso ottobre, aveva generato qualche speranza, ma gli accordi non sono stati rispettati, si specula sulla necessità dei produttori di vendere il prodotto per recuperare almeno in parte le ingenti spese di produzione.

SETTORE COL FIATO CORTO. “La situazione è pressoché la medesima in ciascun territorio della Puglia da cui ci arrivano giornalmente segnalazioni di difficoltà crescenti e drammatiche”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, l’organizzazione sindacale degli agricoltori che da anni sta lavorando all’aggregazione delle imprese agricole e zootecniche per rafforzarne il potere contrattuale, l’implementazione di filiere complete che accresce il valore aggiunto, l’internazionalizzazione delle aziende. “L’aumento di uno o due centesimi riconosciuto ai produttori è stato ampiamente fagocitato dai rincari molto più consistenti di energia elettrica, gasolio, mangimi, concimi e materie prime. Per andare oltre la sopravvivenza stentata e scongiurare il rischio chiusura, bisogna aiutare le imprese agricole a essere davvero le principali protagoniste di una svolta. I livelli istituzionali, però, devono darci una mano, altrimenti l’impoverimento economico e occupazionale rischia di trasformare la Puglia in un deserto”, ha concluso Carrabba.

“I migliori auguri di buon lavoro ai nuovi direttori generali e ai commissari delle aziende ed enti del servizio sanitario regionale. Auspichiamo che si possano gettare le basi per un rapporto di collaborazione nell’interesse dei pugliesi”.

È quanto comunicano CIA Agricoltori Italiani della Puglia e l’Associazione nazionale dei Pensionati, chiedendo una maggiore attenzione per le aree rurali e non solo.

“Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, mai come in questo momento – afferma il presidente di Cia agricoltori italiani della Puglia, Raffaele Carrabba – la rapidità delle decisioni è fondamentale. Le aree rurali e quelle interne, più lontane dai grandi centri urbani, soffrono da anni per la carenza di presidi e strutture sanitarie, oltre che di servizi per la prevenzione e la cura delle patologie. Occorre potenziare l'assistenza territoriale e domiciliare nelle aree interne e rurali, elemento essenziale per la difesa delle categorie più deboli e più esposte alla pandemia”.

L'Anp Cia denuncia, inoltre, una emergenza economica e sociale dei pensionati che, a causa della emergenza sanitaria, spesso sono abbandonati a se stessi e in una condizione di sofferenza anche economica. “Molte persone - aggiunge Carrabba - non riescono a curarsi negli ospedali e si stanno abbandonando al loro destino. Per questo chiediamo maggiore impegno e attenzione da parte delle istituzioni regionali e comunali in favore di questa categoria di persone”.

Impossibile continuare a vendere al di sotto dei costi di produzione”. CIA Agricoltori Italiani della Puglia e Confcooperative Puglia hanno inviato una lettera all’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, chiedendo la convocazione urgente di un tavolo ortofrutticolo regionale.

COMPARTO IN SOFFERENZA. Tutto il comparto è in sofferenza, partendo dalle campagne primaverili ed estive di raccolta con i casi clamorosi dei prezzi stracciati riconosciuti ai produttori per ciliegie e angurie. Il problema, poi, si è riproposto drammaticamente anche per l’uva da tavola, gli agrumi e, più in generale, tutti i prodotti del settore ortofrutticolo.

«I prezzi al ribasso praticati secondo le regole del massimo profitto non sono soltanto un paradosso, ma anche un’ingiustizia e uno squilibrio drammatico ingenerato da un mercato che mortifica imprese agricole, lavoratori e valore dei prodotti», hanno scritto, nella lettera indirizzata a Pentassuglia, l’organizzazione sindacale CIA Puglia e Confcooperative Puglia.

«Gli effetti perversi di un mercato impostato su prezzi al ribasso e importazioni selvagge mostra apertamente lo squilibrio nel potere di contrattazione tra i produttori e la Grande distribuzione organizzata. La scorsa primavera, è stato clamoroso il caso delle ciliegie pugliesi, col prezzo riconosciuto ai produttori inferiore fino a 15-20 volte al costo imposto ai consumatori nei supermercati. Durante l’estate si è evidenziato lo stesso problema per le angurie, con gli agricoltori costretti a lasciare il prodotto nei campi a causa del crollo del prezzo.

UVA DA TAVOLA. Nel comparto dell’uva da tavola, la Puglia è la prima regione italiana per numero di aziende, quantità e qualità della produzione. Il dato complessivo regionale si attesta su una superficie di 25.085 ettari utilizzati e una produzione di 6.400.000 quintali. La provincia di Bari, da sola, registra 10.750 ettari utilizzati e una produzione annuale pari a 2.332.000 quintali. Non sono soltanto numeri di eccezionale rilievo, ma si tratta soprattutto di reddito per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, posti di lavoro, un’economia di filiera che è motore trainante del nostro export. Per il comparto dell’uva da tavola, incombe, più di altri comparti, la questione delle royalty da pagare sulle nuove varietà. Il fenomeno sta diventando una trappola silenziosa che rischia di danneggiare seriamente gli imprenditori agricoli.

QUESTIONE ROYALTY. Per Raffaele Carrabba, presidente di Cia Puglia, “la questione è nota da tempo e riguarda tutta la Puglia: sulle uve da tavola senza semi, soprattutto, ma anche su moltissimi prodotti ortofrutticoli e agrumicoli, negli ultimi tempi si sta giocando una vera e propria guerra dei brevetti”. In alcuni Paesi, come Israele, Cile e Stati Uniti, la ricerca scientifica ha prodotto nuove varietà di frutti. La proprietà intellettuale di quelle produzioni implica il pagamento delle royalty da parte dei semplici agricoltori sul territorio, non solo per avere l’autorizzazione a coltivare determinate varietà ma anche nella successiva vendita del raccolto. Di fatto, agli agricoltori viene imposto anche a chi vendere. Un’imposizione che, se elusa, può avere conseguenze estreme, fino al taglio delle viti. In sostanza, per poter coltivare le nuove varietà, l’azienda agricola deve sottoscrivere un contratto che la vincola non solo a pagare le royalty, ma anche a vendere e commercializzare l’uva solo attraverso uffici della società che detengono il brevetto vegetale. In pratica si diventa ‘succursali’, una sorta di franchising, con qualcun altro che diventa padrone in casa nostra, di fatto titolare del destino di ogni politica commerciale e di vendita che decide al posto dell’agricoltore come e quanto coltivare e quale reddito deve andare a chi investe e lavora sul campo, si accolla il rischio d’impresa, paga fior di euro per assicurare i propri vigneti e li cura. 

Il CREA, Centro di Viticoltura e di Enologia di Turi, dal proprio programma di miglioramento genetico ha portato alla selezione di 36 varietà che hanno incontrato l’interesse da parte del Consorzio NuVAUT.

Al consorzio Nuvaut aderiscono 23 aziende dislocate nei diversi areali di produzione delle uve da tavola. Sin dal primo anno dell’accordo (2018) sono stati realizzati i primi trasferimenti ed ad oggi, presso le imprese del Consorzio sono in produzione circa 20 campi di valutazione, dove testare le varietà in diverse condizioni di coltivazione. Dalle prime osservazioni sono stati poi realizzati i primi campi per la produzione di uva in quantitativi significativi e nel 2021 sono stati realizzati r realizzare i primi test commerciali.

Sulle 36 varietà di uve da tavola è in corso l’iter di protezione vegetale presso l’Ufficio comunitario delle varietà vegetali CPVO (Community Plant Variety Office). A conclusione di tale periodo il Nuvaut potrà procedere all’acquisizione dei diritti di privativa per le varietà di cui all’accordo mediante la stipula di un contratto di cessione da parte del CREA oppure di continuare la moltiplicazione e commercializzazione di tutte o una parte delle varietà al termine dell’Accordo, mediante la stipula di un successivo contratto di licenza in esclusiva con il CREA. Per 12 delle 36 varietà, sarà possibile già nel 2022 esercitare tale acquisizione. Concluso il percorso europeo, si passerà alla fase di registrazione degli incroci più interessanti, presso il Registro Nazionale delle Varietà di Vite, dopo tale fase sarà possibile la commercializzazione del materiale vegetale.

Le 36 varietà sono state tutte ottenute e selezionate in Puglia. Al momento, le varietà che sembrano essere più promettenti sono la Maula N. per la spiccata precocità di maturazione, l’Egnazia per produttività e capacità di conservazione sulla pianta, la Daunia per la particolare versatilità di produzione. Le valutazioni in campo sono solo agli inizi, pertanto ci aspettiamo che le osservazioni in corso portino alla definizione di ulteriori interessanti varietà.

Nei campi di valutazione realizzati presso le imprese del consorzio sono in corso le osservazioni che ci permetteranno di individuare gli aspetti colturali critici per ogni varietà e permetteranno di individuare le tecniche colturali in grado di esaltare le caratteristiche qualitative delle differenti varietà. Dalle prime osservazioni è emerso che per la Maula N. in alcuni contesti, potrebbe essere utile effettuare un diradamento degli acini, mentre per la Genusia B. e la Mesania B., che presentano grappoli molto lunghi, potrebbe essere utile intervenire con la cimatura dei grappoli, intervento che potrebbe garantire una maggiore uniformità dei grappoli anche per altre varietà.

Attualmente non ci sono vigneti in produzione, ma soltanto vigneti in valutazione sperimentale. Al termine delle attività di valutazione sarà quindi possibile realizzare i primi impianti in coltivazione estensiva.

Nei prossimi anni le attività saranno volte a valutare e valorizzare le selezioni in osservazione ed alla prosecuzione delle attività di miglioramento genetico. Le attività di valutazione saranno implementate anche attraverso lo studio delle interazioni fra nesto e portinnesto e fra disponibilità idrica e risposta produttiva (attività previste nel progetto VALNUVAUT finanziato dalla Regione Puglia su PSR 2014-2020).

Il programma continua, ovviamente, anche con la produzione di varietà apirene resistenti alle malattie crittogamiche più importanti, prevalentemente oidio ma anche peronospora, aumentando così anche la sostenibilità ambientale.

Altre 4 varietà sono in corso di registrazione, altre seguiranno fino al raggiungimento della quantità accordata. Le attività di miglioramento genetico proseguiranno considerando gli aspetti qualitativi come la forma degli acini, aromaticità, assenza di pigmentazioni antiestetiche. Importante nelle attività fra CREA e Nuvaut è la collaborazione per la realizzazione di un programma volto al miglioramento genetico, realizzato in Puglia, con la intensa partecipazione del mondo imprenditoriale, che ha l’esperienza necessaria per valutare le preferenze del consumatore, con prodotti legati al territorio. Il CREA, che dispone della tecnologie e delle conoscenze inerenti la trasmissione dei caratteri d’interesse e con un’esperienza maturata negli ultimi 20 anni garantirà la prosecuzione delle attività di breeding orientando la selezione verso nuove varietà di uve da tavola d’interesse per la filiera.

Rocco Perniola

CREA Viticoltura ed Enologia

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