L'economia pugliese nel 2021. Il progressivo e incerto ritorno alla normalità

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In Puglia, nel 2021, l’effetto combinato di iscrizioni, cessazioni e variazioni porta ad  una crescita considerevole del numero di sedi d’impresa. Un altro segnale positivo è certamente quello degli addetti, in picchiata brusca nel 2020 e in forte ripresa nel 2021, un anno in cui non solo si torna ai livelli occupazionali del 2019 ma li si supera.

E' quanto emerge dall'ultimo "Sismografo", l'osservatorio sull'economia pugliese ai tempi del Covid 19, dell'ufficio statistica e studi di Unioncamere Puglia.

«Siamo finalmente di fronte ad una situazione complessiva diversa rispetto all’annus horribilis 2020, fortemente condizionato dal terremoto del COVID-19», commenta Damiano Gelsomino, presidente dell'associazione che raggruppa le camere di commercio pugliesi. «Se in piena pandemia vi era stato un più lieve aumento dello stock di imprese (nell’ordine del migliaio), nel 2021 la crescita è stata superiore:  +4.266 rispetto al dato di fine 2020 e 1.156.499 addetti, 34.043 unità in più».

Un andamento coerente con le dinamiche nazionali, che vedono un Sud Italia particolarmente effervescente nella creazione d’impresa, con Campania, Sicilia e Puglia che mostrano variazioni degli stock migliori perfino dell’ottima performance della Lombardia.

 

Sono complessivamente 386.801 le imprese registrate in Puglia al 31 dicembre 2021.

Quasi tutte le province mostrano un aumento dello stock di registrate, con variazioni particolarmente effervescenti dei territori di Lecce, Bari e Taranto.

 

Il 2021 ha fatto registrare un vorticoso aumento degli indicatori delle società di capitale, un crollo delle società di persone e una performance discreta delle imprese individuali e delle altre forme, fra cui spiccano le cooperative. A conferma del fatto, aggiunge Gelsomino che «più si è strutturati, più ripartenza c'è stata».

Unica performance non del tutto entusiasmante l'export, cresciuto soltanto del 4,9%. «Si assesta intorno agli 8miliardi e 605 milioni di euro, con una crescita di 400 milioni di euro rispetto al 2020. E’ un dato che ci riporta ad andamenti da Puglia pre-Covid ma che vede il tacco dello Stivale considerevolmente sotto le variazioni medie italiane (+18,2%)», commenta Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia.

In particolare, non si intravede in Puglia il rimbalzo delle altre regioni meridionali, fra cui spiccano Sardegna (+63,4% rispetto all’export 2020), Sicilia (+38,8%) e Calabria (+ 32,9%).

 

Per quanto concerne le dinamiche dei vari settori, se il food vede una situazione chiaroscurale per calo di addetti, con l’agricoltura che sembra invece aver rappresentato per tanti pugliesi una occasione di ripartenza e speranza, l’edilizia nel 2021 si è confermata un settore alquanto effervescente, molto probabilmente grazie agli incentivi fiscali introdotti dal Governo; la logistica, molto frizzante nel corso della pandemia per il boom dell’e-commerce, si è rinsaldata su posizioni di crescita anche nell'anno passato, con un notevole assorbimento di forza lavoro. Se il turismo nel 2020 era stato una delle vittime sacrificali annunciate delle misure contenitive della pandemia e della contrazione degli spostamenti, nel 2021 il quadro mostra qualche segnale di speranza.

La manifattura presenta uno scenario molto diverso da settore a settore;  in particolare, i numeri evidenziano le difficoltà di automotive ed elettronica, soprattutto sulla scorta del blocco della produzione di microchip asiatici, che sta pesantemente condizionando i due settori, costringendo l'Unione Europea a finanziare produzioni autoctone di semiconduttori. Anche l'industria alimentare perde dipendenti, in una sorta di "sboom" rispetto al 2020. In piena pandemia, con le famiglie in casa per il lockdown e l'HORECA a mezzo servizio, la domanda alimentare era aumentata e con essa l'occupazione, mentre ora si torna in sostanza ai livelli occupazionali pre-crisi, più contenuti.

Il commercio, altro grande “reduce” della campagna bellica contro il Covid-19, mostra segnali di ripresa, con una forte ripartenza nelle assunzioni sia nel dettaglio che nell’ingrosso, nonostante  cali il numero di aziende.

I servizi all’impresa vivono una piccola rinascita, mentre nella ricerca scientifica si assiste a un calo, non banale, di addetti.