LA XYLELLA TRA INNESTI E NEGAZIONISMO del prof. Pasquale Montemurro (già Ordinario nell’UNIBA ed Accademico dei Georgofili di Firenze)

Agricoltura
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A quanto pare, la “telenovela xylella” continua ad avere una nuova puntata che, come era già successo nel 2015, quando nella zona di Francavilla Fontana, le sospensive per i ricorsi al TAR impedirono di effettuare le eradicazioni per lungo tempo, eradicazioni stabilite da una commissione dell’UE e quindi recepita dalla Regione Puglia, ha ancora una volta in questi giorni come protagonisti, da un lato degli olivicoltori e dall’altro un TAR, quello di Bari, a cui gli aspiranti “salvatori”, cinque proprietari di uliveti, si sono rivolti per essere aiutati nel loro intento, TAR che ha deciso la sospensione dell'eradicazione di 37 ulivi, tra i quali alcuni secolari siti in agro di Ostuni. A quanto pare, per il Tar di Bari è ammissibile un'alternativa all'espianto, in base alla quale i proprietari dovranno entro e non oltre il 30 giugno 2022 praticare negli ulivi infetti una capitozzatura delle branche principali, seguita dall'innesto di cultivar resistenti. Quindi per la prima volta in materia, non dovranno essere eliminate le piante. I giudici del TAR hanno pure accolto le richieste di sospensione cautelare dei provvedimenti con i quali nei mesi scorsi la Regione Puglia ha prescritto "misure fitosanitarie per il contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa" attraverso la "estirpazione" degli alberi. I giudici sono stati convinti pare dal parere di studiosi e di tecnici di un Comitato scientifico multidisciplinare indipendente secondo il quale gli altri numerosissimi scienziati ‘con una grave e dannosa distorsione della verità attribuisce ad un batterio la causa dei disseccamenti. A questo punto è lapalissiano come il TAR di Bari abbia pertanto  ‘scimmiottato’, è il caso dirlo, la concorde opinione di tanti scienziati, mi sia consentito di affermare ‘quelli veri’, che in pubblicazioni scientifiche riconosciute a livello internazionale, avevano decretato come per debellare la Xylella, vero responsabile della malattia, sia assolutamente inefficace la pratica degli innesti; il loro responso era stato tra l’altro accolto dal Servizio fitosanitario regionale che nell’atto relativo al protocollo innesti aveva chiarito che non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa pratica e che anzi una eventuale operazione di questo tipo presenti margini di rischio non quantificabili. Concordi contro l’ordinanza anche organizzazioni di produttori come la COPAGRI e la COLDIRETTI PUGLIA. Insomma, come nel ‘teatro dell’assurdo’, in cui è classica un’azione circolare, il cui svolgimento riporta gli spettatori al punto di partenza, il problema dell’abbattimento degli ulivi infetti dalla xylella è ritornato ancora una volta allo stato di partenza perché qualcuno, in disaccordo con gli scienziati, si è appellato al TAR di Bari, questa volta per proporre come soluzione salvifica gli innesti, negando pure che la colpa sia del batterio. Tra l’altro, già la ministra Bellanova, quando era titolare del dicastero dell’agricoltura, scucì dalle casse dello stato un finanziamento di diversi milioni di euro proprio a favore di coloro che attraverso gli innesti avessero tentato di salvare gli olivi secolari con nessun risultato.

Rebus sic stantibus, ancora una volta i tentativi di almeno frenare l’avanzamento del batterio, che   corre alla velocità media di 40 Km all’anno, sono certamente rallentati da certe persone ed istituzioni, politici compresi, che talvolta appaiono diffidenti della scienza.

In conclusione c’è da auspicare che certi rallentamenti dettati dalla diffidenza nella scienza non avvengano più. Infatti, la scienza, quella vera, ha i suoi tempi, specie per studiare piante generose come gli ulivi, simboli della nostra millenaria cultura; in pratica, quanto più si riuscirà a frenare la velocità di diffusione della xylella, tanto più tempo avranno gli scienziati per individuare un rimedio efficace, uno dei quali potrebbe essere avere come scopo l’individuazione anche nel germoplasma di altre specie arboree, di un gene capace di indurre una sicura di resistenza al batterio da introdurre nel DNA delle piante di ulivo. Se questo o altri tentativi raggiungeranno al più presto lo scopo, finirebbero da un lato fuori scena i tanti personaggi diffidenti nella scienza, e dall’altro sarebbero giustamente posti al centro gli scienziati che hanno sconfitto il batterio (non è impossibile!), per la gioia in primis di tutti olivicoltori e quindi degli estimatori dell’olio extravergine di oliva.